Quantcast
×
 
 
24/04/2012 15:02:44

La Cassazione: "Dell'Utri mediatore tra Berlusconi e la mafia"

 Lo afferma la Cassazione, secondo cui vi e' stato "un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell'Utri".
E' quanto sottolinea la quinta sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza con la quale e' stata annullata con rinvio, il 9 marzo scorso, la condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa pronunciata dalla Corte d'appello di Palermo il 29 giugno del 2010. In particolare, i giudici della Suprema Corte, nella sentenza n. 15727 depositata oggi lunga ben 146 pagine, rilevano che l'assunzione di Vittorio Mangano ad Arcore "indipendentemente dalle ricostruzioni dei cosiddetti pentiti e' stata congruamente delineata dai giudici come indicativa, senza possibilita' di valide alternative", del suddetto accordo.
Dell'Utri "di quella assunzione e' stato l'artefice - scrive la Cassazione - anche all'impegno specifico profuso da Cina'". La motivazione della sentenza impugnata, osservano gli 'ermellini', si e' "giovata correttamente delle convergenti dichiarazioni di piu' collaboranti a vario titolo gravitanti sul o nel sodalizio mafioso cosa nostra, tra i quali Di Carlo, Galliano e Cocuzza, approfonditamente e congruamente analizzate dal punto di vista dell'attendibilita' soggettiva, nonche' sul piano dell'idoneita' a riscontrarsi reciprocamente circa il tema dell'assunzione, per il tramite di Dell'Utri, di Mangano ad Arcore come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di cosa nostra e circa, altresi', il tema della non gratuita' dell'accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore del sodalizio mafioso che aveva curato l'esecuzione di quell'accordo, essendosi posto anche come garante del risultato".
La Corte d'appello di Palermo, osserva la Cassazione, "valorizza e impernia la propria decisione sul rilievo della attivita' di 'mediazione' che Dell'Utri risulta avere svolto nel creare il canale di collegamento o, se si vuole, di comunicazione e di transazione che doveva essere parso, a tutti gli interessati e ai protagonisti della vicenda, fonte di reciproci vantaggi per i due poli": il vantaggio, scrive la Suprema Corte, "per l'imprenditore Berlusconi, della ricezione di una schermatura rispetto a iniziative criminali (essenzialmente sequestri di persona) che si paventavano a opera di entita' delinquenziali non necessariamente e immediatamente rapportabili a cosa nostra o quanto meno all'articolazione palermitana di cosa nostra di cui veniva, in quel frangente, sollecitato l'intervento", e il vantaggio "di natura patrimoniale per la stessa consorteria mafiosa".
La "consorteria mafiosa", rilevano poi i giudici di 'Palazzaccio', aveva "grazie alla iniziativa di Dell'Utri che si era posto come 'trait d'union', siglato con l'imprenditore un patto, all'inizio non connotato e tantomeno sollecitato da proprie azioni intimidatorie, oltre che finalizzato alla realizzazione di evidenti risultati di arricchimento": un patto, si spiega nella sentenza, "che peraltro risentiva di una certa, espressa propensione dell'imprenditore Berlusconi a 'monetizzare', per quanto possibile, il rischio cui era esposto e a spostare sul piano della trattativa economica preventiva l'azione delle fameliche consorterie criminali che invece si proponevano con annunci intimidatori".
La Cassazione ritiene che "non vi e' ragione di negare ingresso alla tesi dei giudici secondo cui i pagamenti effettuati da Berlusconi avevano si', natura necessitata perche' ingiustamente provocati, all'origine, da spregevoli azioni intimidatorie poste in essere in danno alla sua famiglia, ma non l'avevano avuta, ai tempi, in riferimento ai rapporti con Dell'Utri, e con Bontade e Teresi e l'associazione che essi immediatamente rappresentavano: soggetti, dunque, che erano stati evocati in una trattativa che, all'origine, appariva concepita 'alla pari', per il conseguimento di un risultato che, cosi' come avrebbe potuto e dovuto essere perseguito presso le istituzioni all'uopo previste, era stato invece cercato presso chi era parso capace di garantire un servizio di sicurezza di tipo privato e particolarmente efficace e affidabile".



Antimafia | 2024-09-26 06:00:00
https://www.tp24.it/immagini_articoli/24-03-2021/1616566080-0-etna-un-altra-eruzione-fontane-di-lava-e-boati-il-video.jpg

36 anni senza Mauro Rostagno. Le iniziative e il ricordo

Il 26 settembre di 36 anni fa, a Valderice, Cosa nostra uccideva il giornalista e sociologo Mauro Rostagno. Rostagno fu assassinato in contrada Lenzi mentre rientrava alla comunità Saman, che dirigeva, dopo aver trascorso la giornata negli...