Una legge che se dovesse essere approvata entrerebbe in vigore immediatamente con il vigente sistema elettorale siciliano e senza che si giunga preventivamente ad una sua rimodulazione. Pertanto la riduzione interverebbe sul listino che passerrebbe da 9 a 7 deputati, e sul proporzionale da 80 a 62 (il 70° rimarrebbe il primo dei candidati alla Presidenza della Regione non eletto).
“Sono provvedimenti che certamente condividiamo – ha detto d’Alì nel suo intervento –come condivideremo la diminuzione del numero dei parlamenti nazionali. Ma il rischio è che rimangano, alla fine dei conti, interventi per tacitare l’opinione pubblica piuttosto che decisioni che abbiano una reale efficacia nella diminuzione della spesa pubblica. Ciò che dobbiamo davvero diminuire sono i centri di spesa: gli enti intermedi, i comuni, i consorzi; ed è necessario rivedere anche l’assetto delle Regioni. Va anche bene cominciare dall’ARS e dalla riduzione dei suoi parlamentari, è una proposta che, come detto, sosterremo e che voteremo, ma rischia di rimanere una risposta più di demagogia che di sostanza se 70 deputati dovessero continuare a produrre i guasti di 90 perché non saremo stati in grado di riformare tutto l’assetto delle Regioni a Statuto Speciale o delle Province Autonome. Bisogna avere il coraggio di rimettere tutto in discussione, se davvero vogliamo diminuire la spesa pubblica come ci chiede l’intero Paese”.