La potenza creativa della politica, la potenza politica della creazione.
Judith Revel (L’arte della sovversione)
È il titolo della personale del pittore Giacomo Cuttone che sarà inaugurata (31 marzo 2012, ore 18) nel nuovo spazio culturale polivalente – “Baluardo Velasco” – che ha aperto i battenti non più di qualche mese fa. La mostra del pittore mazarese (di origine petrosilena), che rimarrà aperta al pubblico fino a tutto il mese di Aprile 2012, si propone come un itinerario attraverso le diverse fasi di ricerca e approdo sperimentate da Cuttone per la sua produzione artistica. Un lavoro di sperimentazione che ha visto di volta in volta lavori di grafica, ceramica, chine, incisione e pittura (quest’ultima dal figurativo, all’astratto, alle variazioni e miscelature...suggerite dall’immaginazione artistica del nostro e realizzate con ripensamenti e rifacimenti...continui).
La presentazione di questa personale marsalese sarà realizzata mediante l’incrocio con delle letture poetiche curate da Claudio Forti, Diana D’Angelo, Rino Marino e Nino Contiliano. I testi poetici, che funzioneranno da battistrada per l’inaugurazione della personale di Cuttone, saranno quelli tratti dalla produzione poetica, passata e recente, di Contiliano. E ciò non a caso, considerato il fatto che i due, da lunghi anni, si provano a sperimentare il connubio tra linguaggio pittorico e poetico, e al di fuori di qualsiasi visione autoreferenziale del fare poesia e arte in Sicilia e fuori territorio isolano. Le “Isole”.
Le isole, come i quadri e le poesie, sono dei sistemi viventi: monadi e sistemi di relazioni e correlazioni in mutuo scambio, perenne movimento storico e determinato. E qui le determinazioni si misurano con l’esser-ci di ciascun elemento e con la storia che ciascuno, per parte propria, ha con la geologia, la genealogia, l’antropologia, la fenomenologia, la sociologia, la cultura, le contaminazioni, le emergenze, i gusti, le scelte e le azioni di tutti i soggetti che vi operano, vivono e convivono influenzandosi reciprocamente. Le astrazioni sublimanti ed eterne delle secrete camere emozionali, come dei privati escrementi degli abitatori dello spirito senza tempo e deformazioni, qui non hanno luogo di cittadinanza: sono esposte alla condanna del riso.
Così le “isole”, il parco dei quadri-isole del nostro artista, sono lì, davanti all’osservatore/spettatore/lettore (in proprio), con tutto il carico dell’immaginario (idee, sogni, aspettative, proiezioni, archetipi, visioni, etc.) che le opere portano, e pronte a farsi vedere e confrontare la loro immaginazione provocatrice e allegorizzante con quella del pubblico, suscitando conflitti interpretativi e ideologici su mondi possibili e impossibili: i multiversi cari all’utopia e all’ucronotopia della po(i)esis immanente alla storia e alla sua temporalità plurale. E in questo caso, in un tempo in cui al pensiero è vietato manifestare punti di vista diversi e di dissenso, si può dire che l’arte ha conservato il suo valore d’uso; sic l’artista e il poeta hanno raggiunto il loro fine continuando la dialettica tra il potere di una tendenza “sovversiva” e l’egemonico della controtendenza: la mercificazione della “creatività” umana e dello stesso “progetto uomo” come insieme di relazioni globali, olistiche.