La sua «penna sagace» ha scritto che il Commissario Straordinario del Comune di Salemi avrebbe nominato «consulenti ex assessori di Sgarbi». Circostanza falsa.
E trovo singolare che, piuttosto che riconoscere l’abbaglio, lei preferisca replicare parlando del mio incarico e del mio compenso.
Del resto, nel giornalismo del «pare», le è consentito questo ed altro. In spregio (le regole, si sa, valgono sempre per gli altri) ai più elementari vincoli deontologici, come l’articolo 2 (lo ripassi, se davvero svolge questa professione con consapevolezza) della legge istitutiva dell’Ordine («Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori…») o la «Carta dei doveri» («Il giornalista corregge tempestivamente e accuratamente i suoi errori o le inesattezze…».
Succede così che lei non corregge affatto la notizia falsa, ma preferisce parlare di me.
Per completezza d’informazione le segnalo che - «coincidenza singolare» - svolgo l’attività di “addetto stampa” per il Comune di Salemi dal 2003, e che solo i vincoli imposti dal «Patto di stabilità» hanno indotto il Comune a formalizzare il mio contratto come «Esperto». Che è cosa diversa, anche giuridicamente, dal «Consulente». La forma è sostanza. E la invito a diffidare del «senso comune». Perché, per esempio, nel «senso comune» (da lei evocato) i giornalisti sono spesso indistintamente additati come ignoranti, superficiali, inattendibili.
Riguardo al compenso, sarebbe stato corretto da parte sua precisare che i 2300 euro sono la cifra lorda dalla quale sottrarre l’IVA, gli oneri previdenziali, assicurativi e fiscali, che riducono il compenso netto a poco meno di 1300 euro. Non li butto via. E’ il mio lavoro. E penso proprio di guadagnarmeli.
Svolgo inoltre, dal 2010, il ruolo di “addetto stampa” personale di Vittorio Sgarbi.
Quelle che lei, infine, chiama «cattiverie», sono inconfutabili dati di fatto. Ma vedo che i fatti, per lei, come per la sua «penna sagace», sono un dettaglio. O, nella migliore delle ipotesi, un pretesto. Per consumare piccole cattiverie. Di piccoli uomini.
Con convinta disistima
Nino Ippolito
Gentile corrispondente,
guardi che con me tutta questa sua acidità non attacca. Anzi, le do un consiglio: si rilassi. Scialla, Nino, direbbero i ragazzi di oggi. "Fatti una suppera di camomilla" direbbero invece con l'italiano incerto delle mie parti. Dopo tutto, è finita. A Salemi è finita. Il Governo ha sciolto l’Amministrazione Comunale per infiltrazioni mafiose. Arriveranno i commissari dello Stato, e tra un anno e mezzo, forse, i cittadini potranno tornare a votare. E’ finita. Per fortuna. E dispiace dirlo. Perchè quella del Sindaco Vittorio Sgarbi poteva essere anche una bella esperienza - per certi aspetti lo è anche stata - ma più che della mafia, è stata vittima della sua arroganza, della sufficienza nel considerare le cose questa parte di Sicilia come una specie di palcoscenico, di vernissage. Solo che i toni, come nel suo caso, non sono stati quasi mai eleganti, anzi, sempre gridati, esagerati, sopra le righe, controproducenti. Di Sgarbi un giorno ricorderemo le urla, le querele, il suo volto paonazzo, il modo nervoso di aggiustarsi i capelli (anche perchè è quello che vediamo e vedremo in tv) non il museo della mafia, gli eventi culturali organizzati, il tentativo di salvataggio del centro storico della città. Questo ci ricorderemo, noi che salemitani non siamo. E che un po’ l’abbiamo invidiata, la città del Sindaco Sgarbi ma ora ne vorremmo stare lontani, perchè lo scioglimento per mafia è un’onta che non ci cancella (quella si, resta) e se Sgarbi chiede i danni agli investigatori che hanno fatto il loro dovere a chi devono rivolgersi i salemitani per avere il loro indennizzo?
Di questi anni di Sgarbilandia rischia di rimanere solo una piccola accolita di rancorosi che si credono intellettuali da prime time mentre sono dei provinciali frustrati che hanno visto per un po’ di tempo la tavola apparecchiata e il servizio buono. Chez Sgarbi non c’è più. Accontentatevi degli avanzi, oppure seguite Sgarbi altrove, coma una sorta di carovana circense. Ma non prendetevela con noi.
Auguro a lei e a tutti i salemitani non non un ritorno alla normalità (che a Salemi, come a Campobello, a Petrosino, in tutti i micromondi che sono i paesi della nostra provincia, la normalità non c’è mai stata) ma, superato il periodo di limbo dell’amministrazione dei commissari, la costruzione collettiva di un sogno, che è poi il senso bello della politica. Se ciò avverrà in un silenzio ristoratore, dopo tante grida, dopo tanto parlare, dopo tanto strepitare, sarà ancora più confortante.
Grazie dell’attezione, e continui a seguirci,
Giacomo Di Girolamo
P.S. : Mamma mia... noto solo ora che si è dimenticato di chiudere una parentesi! Mi è caduto un mito.