Cosa nostra e i suoi uomini sono in vacanza. Giuffrè e Provenzano parlano degli altri “uomini d’onore” e dei posti che questi hanno scelto per la villeggiatura. Giuffrè si sofferma su un latitante e le sue vacanze in un villaggio Valtur, a Finale di Pollina tra le province di Messina e Palermo. Il capo di cosa nostra diventa tour operator: "se ci vuoi andare non ti devi fare problemi perché 'stu discorso della Valtur lo abbiamo noi nelle mani". La Valtur è in mano alla mafia, disse Provenzano. Lo avrebbe dichiarato dopo Giuffrè agli inquirenti. Il pentito rivela delle relazioni tra il capo della Valtur, Carmelo Patti, e l’ambiente mafioso trapanese. Della vicinanza con don Ciccio Messina Denaro, padre di Matteo. Queste e altre dichiarazioni dei pentiti sono in mano agli inquirenti della Dia di Palermo che hanno chiesto il sequestro di tutti i beni di Carmelo Patti, mister Valtur, originario di Castelvetrano, proprio come i Messina Denaro. Un vero e proprio impero da 5 miliardi di euro. Secondo la Dia, Patti sarebbe referente e prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro. Il processo sul sequestro dei beni di Patti si aprirà il 20 aprile al Tribunale di Trapani. Secondo i magistrati ci sarebbe stata una "una inquietante sperequazione fra redditi e investimenti”.
Creata con i soldi della Cassa del Mezzogiorno, fino al ’97 la Valtur era una delle poche aziende pubbliche a non essere etichettate come “carrozzone”. La volevano tutti. Anche gli Agnelli si erano mossi per comprarla. Poi arrivò Patti e la sua Fin Cab. Ha parecchie aziende Patti, parte dalla Sicilia negli anni ’60, direzione Nord, dalle parti di Pavia, e crea il suo impero. Fornisce componentistica a colossi come la Fiat.
E’ il 1998, e l’imprenditore di Castelvetrano dà vita ad una operazione tanto coraggiosa quanto spregiudicata acquistando la Valtur per 300 miliardi di vecchie lire. La società oggi naviga in cattive acque. Da qualche mese è stata commissariata, e al 31 ottobre 2010 l’azienda presenta 358 milioni di debiti a fronte di 157 milioni di fatturato. Sembrava tutto procedere bene per l’imprenditore di Castelvetrano, oggi settantottenne. Poi investimenti azzardati, acquisti stratosferici come una nave da crociera, e cattiva gestione hanno portato al collasso il famoso marchio. C’era, e rimane ancora, il rischio concreto che il buco della società turistica venisse coperto dai contribuenti, con lo Stato che si faceva carico dei debiti contratti. La barca stava andando a picco e Patti ha cercato in tutti i modi di salvarla facendola tornare in mano allo Stato. Patti è uno che ha amicizie molto in alto. Da Berlusconi a Gianni Letta, agli ex ministri Scajola e Alfano, per andare al senatore Antonio D’Alì e il deputato Ignazio Abrignani. Con quel governo Patti si trova bene. E proprio la figlia, Maria Antonietta, già amministratore delegato della Valtur, diventa presidente di Buonitalia, società controllata dal Ministero dello Sviluppo. Ma la capofila dei villaggi turistici continua ad inabissarsi, si fa di tutto per far rilevare le quote da Invitalia e Fintecna controllate dal Tesoro, ma i vertici di queste due resistono. Si arriva al commissariamento nell’ottobre 2011. Ad occuparsene sono Stefano Coen, vicino a Gianni Letta, Daniele Discepolo, legato all’ex ministro Paolo Romani che lo nomina suo consigliere, e Andrea Gemma, imparentato con Sergio Gemma (presidente del collegio sindacale della stessa Valtur fino al 2002.I dubbi ci sono, pare che il commissariamento non sia stato proprio il peggiore di tutti i mali per Patti. Eppure all’inizio pareva che lui fosse l’uomo giusto.
Adesso, però, arrivano tre pentiti ad accusarlo. Oltre a Giuffrè c’è Angelo Siino, definito il ministro dei lavori pubblici di cosa nostra. Poi c’è Giovanni Ingrasciotta, custode dei grandi segreti dei Messina Denaro. Proprio alla primula rossa della mafia i pentiti ricollegano Carmelo Patti. Gli inquirenti si sono concentrati anche su Michele Alagna, cognato di Matteo Messina Denaro, e in stretti rapporti con Patti. Alagna è fa il commercialista, e faceva parte dei collegi sindacali della Valtur. "Non sapevo fosse parente di Messina Denaro, dell'albero genealogico non me ne frega nulla" si difese Patti. I due furono anche imputati nello stesso processo per associazione per delinquere, vennero assolti entrambi.L’imprenditore, all’indomani dell’operazione Golem II, che nel 2010 fece terra bruciata attorno ai fiancheggiatori di Messina Denaro, subì anche una perquisizione. Patti figura anche indagato a Palermo dai pm Paolo Guido e Marzia Sabella per favoreggiamento aggravato al super latitante.
I trascorsi giudiziari di Patti sono di tutto rispetto. Anche i pm di Marsala si occuparono di lui. Volevano arrestarlo un po’ di tempo fa per una grossa evasione fiscale di alcune sue aziende nel trapanese, il gip poi non accolse la richiesta. Alle accuse rispondeva che non c’era nessuna mafia, “i miei investimenti al sud? Creo solo lavoro, sono un meridionalista”. Adesso l’impero di questo siciliano emigrato da giovane al nord, diventato miliardario, rischia di sciogliersi.
Francesco Appari