Circa un mese fa, a fronte di un’alleanza siglata sopra la testa dei militanti del PD, dai tre plenipotenziari del maggiore partito del centrosinistra (alleanza ‘larga’ con il Terzo Polo per sostenere le candidature del senatore Papania a primo cittadino della città di Alcamo e dell’On. Giulia Adamo a sindaco di Marsala) diversi dirigenti e larga parte della base degli eredi marsalesi dei DS, mal accettando le scelte suddette, avevano proposto alle forze della coalizione una candidatura che potesse mettere insieme le diverse e variegate ‘sensibilità’ del centrosinistra e aspirare alla vittoria sugli altri blasonati ‘competitor’.
Il nome prescelto era stato quello di Alberto Di Girolamo, apprezzato professionista, ex- Presidente del Consiglio Comunale della città lilibetana, già Segretario cittadino dei DS e indiscutibile incarnazione della sua anima ‘gandhiana’.
Il tentativo, per le fondate motivazioni addotte dall’interessato, andò, purtroppo, a vuoto.
Ma, chi scrive, congiuntamente a non pochi rappresentanti di SEL, IDV, Federazione della Sinistra, Verdi e diversi ‘dissenzienti’ del PD, convennero sulla circostanza che il venir meno del soggetto individuato, non poteva depotenziare né l’analisi condivisa né il percorso politico insieme iniziato.
Che, in sostanza, non era il caso di interrompere un processo politico che poteva rivelarsi determinante, non tanto per le sorti della coalizione, quanto per il bene della città di Marsala.
Anzi, al contrario, e al netto delle pur legittime ambizioni personali degli attori da tempo disponibili a misurarsi nell’imminente competizione elettorale, ogni sforzo andava profuso per valorizzare ciò che in comune s’era già fatto, puntando su un ‘alfiere’ che potesse rappresentare il più alto punto di sintesi delle diverse opzioni in campo.
Se la priorità era (ed è) tenere uniti SEL, IDV, VERDI, Federazione della Sinistra e dissenzienti del Pd, l’obiettivo da raggiungere diventava – essendo ormai fuori tempo massimo l’organizzazione delle primarie – scegliere un nome che potesse unire tutto il centrosinistra.
Queste le ragioni che hanno condotto a scegliere Peppe Gandolfo. Tutto il resto è dietrologia.
Se è, dunque, lapalissiano il percorso e trasparenti i criteri che hanno portato alla scelta del candidato sindaco, vorrei chiedere, concludendo, qual è la logica, quali le motivazioni politiche che hanno portato Anna Maria Angileri a candidarsi comunque, sostenuta da una lista civica?
Qual è il significato della scelta di alcuni protagonisti dell’area del dissenso interno al PD, di candidarsi nella lista del partito che, contro il loro parere, ha deciso di allearsi con l’UDC ?
Può darsi che io ragioni utilizzando parametri politici ormai vetusti, ma non sarebbe stato meglio arrivare, coesi e uniti, fino in fondo al virtuoso cammino intrapreso? Così come, peraltro, senza andare molto lontano, è accaduto a Trapani dove, proprio un’area formata da dissidenti del PD del capoluogo, sostiene, insieme a SEL, la candidatura della professoressa Sabrina Rocca, storica esponente del Partito Democratico?
G. Nino Rosolia