E' lui, per esempio, per primo aveva imboccato la pista mafiosa per l’omicidio di Mauro Rostagno, ma era stato messo fuorigioco poi dalla procura di Trapani che aveva affidato l'inchiesta ai carabinieri, che seguivano la "pista interna".
Germanà si salva a pochi mesi dall'attentato a Paolo Borsellino, magistrato con cui aveva a lungo lavorato.
E la Procura di Palermo ha ascoltato nei giorni scorsi Germanà. La convinzione dei magistrati è che Germanà andava fatto fuori perché ostacolava in qualche modo anche lui la trattativa stato-mafia. Lo stesso motivo per cui oggi scopriamo che fu fatto fuori Borsellino.
Provano ad eliminarlo Matteo Messina Denaro Giuseppe Graviano, Leoluca Bagarella. Nel primo pomeriggio del 14 Settembre n’auto affianca sul lungomare la Panda di Germanà. L’uomo che è accanto al conducente fa fuoco, lo colpisce di striscio. L’auto degli attentatori intanto nello slancio ha superato la Panda, così Germanà inchioda, scende e corre in direzione del mare. Mentre l’auto degli attentatori fa retromarcia Germanà spara un primo colpo. A quel punto la risposta: rispondono col mitra. Intanto Germanà si è buttato in mare, con la pistola fuori dell’acqua. Poi torna indietro e si nasconde dietro un casotto. Altri colpi, infine gli attentatori lasciano il campo. Un bagnante soccorre Germanà e lo porta dentro la sua villetta fronte mare. Poi arrivano i soccorsi e Germanà viene portato a Palermo, da lì al Viminale e da lì in una località segreta con la sua famiglia.
In quel periodo Germanà stava indagando sugli affari di Mariano Agate e sui rapporti con i massoni di Palermo e Torino. La procura di Marsala aveva appena avviato le indagini su un tale Enzo, poi identificato col senatore dc Vincenzo Inzerillo che dopo una serie di processi è stato condannato nel 2010 a cinque anni e quattro mesi per concorso in associazione mafiosa.
Oggi i pm si chiedono se quell’attentato aveva a che fare con la trattativa fra Stato e cosche
Per chiarire i retroscena dei mesi che precedettero e seguirono le stragi di Giovanni Falcone e di Borsellino, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto Nino Di Matteo pochi giorni fa hanno interrogato Germanà.
I pm di Palermo hanno chiesto a Germanà di rileggere le sue indagini alla luce delle ultime risultanze investigative, sul ‘dialogo’ aperto da politici ed esponenti delle forze dell’ordine con i boss.
Partendo dall’ultima, delicata inchiesta, che Germanà aveva condotto su un tentativo di condizionare i componenti del collegio giudicante di un processo per mafia e che potrebbe aver provocato il suo ‘strano’ trasferimento.
Germanà non è un poliziotto qualunque e la sua carriera professionale lo dimostra: dirigente del commissariato di Mazara dal 1984 al 1987, diventa capo della Squadra mobile di Trapani nel 1987 proprio nei giorni in cui Borsellino assume l’incarico di procuratore di Marsala. Magistrato e investigatore lavorano insieme, in quegli anni, a tante indagini delicate su mafia, massoneria, riciclaggio di denaro, l’omicidio di Mauro Rostagno.
Un curriculum professionale brillante, quello di Germanà, che conosce un improvviso stop nel giugno del ’92, proprio quando il poliziotto, che è stato nel frattempo trasferito alla Criminalpol, deposita il rapporto investigativo sul tentativo di condizionare il verdetto per l’omicidio del capitano Basile, con i nomi dei politici in evidenza. E’ appena avvenuta la strage Falcone, Borsellino è già procuratore aggiunto a Palermo e ha annunciato a Germanà che vuole utilizzarlo alle sue dipendenze per le indagini antimafia del suo ufficio. Ma proprio in quei giorni Germanà viene convocato a Roma, al ministero degli Interni; ed è in quei giorni che viene trasferito a Mazara del Vallo per dirigere, di nuovo, il commissariato: in pratica, una retrocessione.
Borsellino resta senza parole davanti a quella decisione che espone a gravi rischi il poliziotto. E il 4 luglio, a Marsala, dove è andato per incontrare i vecchi colleghi della Procura, Borsellino ripete pubblicamente a Germanà che chiederà il suo ritorno immediato a Palermo.