A padre Treppiedi si sta interessando anche la Procura della Repubblica di Trapani dopo che il vescovo Miccichè, l’anno scorso lo ha denunciato per una serie di presunte malefatte saltate fuori dopo che i rapporti tra i due si sono fortemente incrinati.
Treppiedi "è stato sospeso da tutti gli atti della potestà di ordine e dall'esercizio di qualsiasi incarico o ufficio ecclesiastico". Nel decreto si fa riferimento alle violazioni, in sostanza una ingente somma di denaro, appartenuta alla Chiesa di Calatafimi-Segesta che non sarebbe stata rendicontata.
La Santa Sede con un decreto firmato dal cardinale Piacenza, ha colpito il sacerdote che adesso, sospeso da ogni funzione, è una sorta di sorvegliato speciale in tonaca. La Santa Sede gli ha intimato di rendicontare una serie di spese, nell’ordine del milione di euro. Il Vaticano ha osservato che a fronte di una serie di lavori da farsi presso proprietà della chiesa in territorio di Calatafimi, risultano essere stati alienati 11 beni immobili per un ricavo di oltre 943 mila euro, per una spesa complessiva che supera il milione di euro, spesa che il Vaticano ha evidenziato come non rendicontata.
Padre Treppiedi avrebbe giostrato molto bene le carte profittando del fatto che per un lungo periodo è stato direttore degli uffici amministrativi della Diocesi, quando aveva conquistato la fiducia del vescovo Miccichè, e che da perfetto con conoscitore delle norme e delle possidenze ecclesiastici si sarebbe mosso cercando di nascondere carte e soldi.
Oggi il Vaticano ha deciso di confermare la sospensione di padre Treppiedi, di respingerne l’opposizione e semmai avanzando precise contestazioni: l’appropriazione di 16 mila euro pagati “fuori sacco” da un soggetto (che ha sottoscritto la circostanza) che aveva comprato da padre Treppiedi beni ecclesiastici per 40 mila euro, l’impossessarsi di denaro per 147 mila euro, soldi presi da conti correnti della chiesa di Calatafimi e che il sacerdote avrebbe monetizzato dopo che la somma è stata divisa su assegni circolari, il relativo utilizzo non sarebbe stato mai rendicontato. Ma forse la cosa più sensazionale che si coglie nel decreto di sospensione a divinis del prete, è la circostanza che in tempi in cui si parla tanto di intercettazioni e di intercettazioni da eliminare, uno dei mezzi che il sacerdote avrebbe usato per difendersi è stato quella della trascrizione della registrazione di alcuni colloqui: uno di questi è quello che è avvenuto tra i suoi familiari ed il vescovo della Diocesi durante il quale secondo padre Treppiedi era stata offerta la sua disponibilità “a riparare”, avrebbe usato i familiari come suoi portavoce, ma quell’incontro forse doveva servire ad altro, se nel frattempo c’era chi, tra i suoi familiari, genitori e fratelli, si erano muniti di registratore.