Da circa un anno, da Giugno, era "visitatore apostolico" nominato dalla Santa Sede presso la Diocesi di Trapani, retta da monsignore Francesco Miccichè. Mogavero ha preparato la sua relazione, ovviamente top secret, è l'ha inviata in Vaticano. Cosa succederà adesso non è dato sapere. A Trapani circolano voci insistenti di un possibile addio di Miccichè alla Curia. Certo è che si tratta di una vicenda molto complicata, sulla quale sta indagando anche la magistratura. Tutto nasce in seguito alle incorporazioni per fusione delle Fondazioni "Antonio Campanile" e "Auxilium" di riferimento della Diocesi. Su alcuni giornali locali escono alcuni articoli che attribuiscono a Micciche alcune operazioni bancarie sospette. La notizia viene ripresa anche dalle agenzie e diviene un caso nazionale. Ma presto l'attenzione si sposta sul grande accusatore del Vescovo, Don Ninni Treppiedi, direttore amministrativo della Curia fino all'allontanamento da parte proprio del vescovo Miccichè. E' Treppiedi che finisce iscritto nel registro degli indagati, insieme ad altre 13 persone. Sono accusate a vario titolo di frode informatica, furto, ricettazione, e falso ideologico, ipotizzando un complotto ai danni del vescovo. Nella vicenda sono stati coinvolti anche due giornalisti accusati di diffamazione e calunnia accusati di aver divulgato notizie «false» sulla gestione dei fondi della Curia.
Treppiedi è in particolare accusato di aver versato dal 2008 a familiari e complici circa 172 mila euro sottratti dalle casse delle sue parrocchie di Alcamo e Calatafimi. I complici del prete avrebbero anche inviato lettere minatorie al vescovo, da cui l’accusa di stalking. La Guardia di Finanza nel corso delle indagini ha effettuato perquisizioni e indagato sulla compravendita di immobili durante la gestione di Treppiedi. Il sospetto è che il parroco abbia falsificato la firma per diversi rogiti, visto che il vescovo ha affermato di non saperne nulla.
Il vescovo ha dato anche mandato ai suoi legali di chiedere risarcimento del danno per gli attacchi subiti e definiti di «una volgarità inaudita». «L'eventuale ricavato», ha aggiunto, «sarà devoluto all'istituzione di un premio giornalistico per incoraggiare il giornalismo coraggioso che segue la ricerca della verità».