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15/03/2012 16:33:24

Scrive Valerio Vartolo, sul concorso esterno in associazione mafiosa. Esiste ancora?

Al netto delle solite polemiche (per le quali ogni cosa diventa argomento di scontro politico) la domanda è fondata e la recente vicenda di Marcello Dell'Utri né è la prova. Due premesse. Prima: il giudizio che deve muoversi al senatore Dell'Utri è, anzitutto, politico: può un uomo delle Istituzioni avere frequentazioni (ampiamente provate) con boss di Cosa Nostra? La risposta che tutte le Democrazie occidentali danno è negativa, ognuno, poi, faccia i conti con la propria coscienza. Seconda: da avvocato faccio fatica ad affrontare l'orientamento del procuratore generale della Cassazione che ha sostenuto (a sorpresa) l'annullamento della sentenza di condanna del senatore, in quanto non si conoscono, ancora, le argomentazioni precise e complessive, né, tantomeno, si conoscono le argomentazioni dei Giudici della Suprema Corte. Tuttavia alcune precisazioni sono dovute.

1)      il codice penale non prevede il reato di concorso esterno (tecnicamente: concorso eventule) di associazione mafiosa. Si tratta, infatti, di una elebaorazione giurisprudenziale (nata, prevalentemente, ai tempi di Falcone e Borsellino) dei magistrati che hanno individuato tale fattispecie come la più idonea a colpire quella che potremmo definire la “zona grigia” contigua alle associazioni mafiose: infatti, come punire, altrimenti, un professionista o un politico che, pur non facendo parte di Cosa Nostra (e pertanto essendo impossibile incriminarlo ai sensi del 416 bis) ne sostiene il programma criminale?

2)      Con il passare degli anni, più volte, la Cassazione ha confermato la correttezza di tale elaborazione  ed avallato tale costruzione giuridica, tuttavia, modificando, di volta in volta, i requisiti necessari al fine di configurare il reato: se dapprima era sufficiente che il concorrente esterno fornisse un contributo rilevante ai fini dell'esistenza in vita della stessa associazione o comunque un contributo che, anche in astratto, potesse fornire un vantaggio all'organizzazione criminale, negli ultimi anni la Cassazione (in particolare con la sentenza Mannino) ha sostenuto che fosse necessario che il patto, il contributo cioè, fra organizzazione criminale e professionista o politico fosse dimostrabile in concreto ed avesse esito positivo. Ora, immaginiamo che in un collegio giudicante, composto da tre magistrati, soltanto un magistrato “avvicinato” da Cosa Nostra si spenda  per l'assoluzione di un boss ma, tuttavia, la stessa non si realizzi considerato che gli altri due giudici sono irremovibili ovvero non avvicinati: è possibile che tale magistrato non possa essere perseguito come concorrente esterno?

3)      L'ipotesi, da molti ventilata, di imputare in simili casi la fattispecie del favoreggimanto (aggravato dal favorire, appunto, Cosa Nostra) è via poco praticabile: infatti, secondo una giurisprudenza ormai consolidata, il favoreggimanto può riguardare alcune e specifiche condotte, limitate anche nel tempo e nel numero. E nel caso di un supporto costante nel tempo?

4)      Altrettanto impraticabile è la via del 416 ter, e cioè il cosidetto scambio di voti: questo reato è principalmente destinato al politco e non al professionista contiguo e poi, sovente, il politico non concede denaro in cambio di voti, ma appalti, prebende etc. Dunque, o si sostiuisce la parola denaro con “altre utilità” oppure, anche in questo caso, la fattispecie non reggerebbe al vaglio dei Giudici.

In definitiva, è di tutta evidenza come la fattispeice del concorso esterno sia assolutamente necessaria per condurre una battaglia che, contrariamente a quanto sostengono alcuni alfieri di un presunto garantismo (che altro non è che impunità mascherata), è soltanto giuridica e non certo politica. A meno, ovviamente, di ritenere che la magistratura non debba perseguire quella “mafia bianca” che oggi è l'architrave su cui poggia ogni associazione criminale.

Destano, dunque, non poche perplessità le affermazioni rese dal Procuratore Generale Iacoviello durante la propria requisitoria:sostenere che al reato di concorso esterno non crede più nessuno significa prescindere da un ragionamento giuridico e porsi su un piano non troppo dissimile da coloro che hanno preso a pretesto l'episodio per ergersi a difesa di Dell'Utri e delegittimare l'operato  di alcuni magistrati antimafia.

Perchè, un conto sono le legittime discussioni sulle sentenze, altro (come da anni avviene in Italia) gli insulti a quei magistrati il cui unico  torto è quello di applicare il principio secondo cui la legge è uguale per tutti.

Valerio Vartolo



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