In una terra ormai in fase recessiva, con il Pil in flessione del 2,2% nel 2012, non mancano le note positive, diffuse sul territorio. In Sicilia esiste un tessuto di piccole e medie aziende che guardano a nuovi investimenti, a partire dal rinnovato interesse da parte di aziende del nord e non solo per Caltanissetta, la zona franca della legalità: ci sono già le prime manifestazioni di interesse per investire da quelle parti.
Il Rapporto “Sicilia” del Sole 24 Ore fa il punto su una serie di settori in un momento drammatico in cui, secondo stime delle forze sociali, un giovane su due è alla ricerca di un impiego a dispetto di un dato ufficiale sulla disoccupazione che si attesta attorno al 14%. Resta il malessere delle imprese, testimoniato dalla manifestazione del primo marzo a Palermo con 25mila partecipanti; resta anche il disagio sociale nelle campagne, che si è concretizzato nel ”Movimento dei Forconi” (a questo proposito è allarmante l’appello del presidente regionale di Confagricoltura Gerardo Diana “Non sottovalutate il problema”).
A fronte di aziende siciliane che lavorano anche all’estero nel settore delle infrastrutture e che hanno saputo cogliere le opportunità di paesi in crescita, in Sicilia si registrano opere pubbliche strategiche bloccate per 1,5 miliardi. E per quanto riguarda l’atteggiamento della burocrazia c’è l’aspetto, denunciato dall’Assessore all’economia Gaetano Armao, di “un apparato burocratico in alcuni casi clientelare, in altri addirittura corrotto”. L’assessore chiede al governo nazionale maggiore flessibilità sulle deroghe al patto di stabilità (“Un miliardo è troppo poco”) e indica la strada della «cura keynesiana» per uscire dalla crisi. Dal canto suo il Presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello invita a rompere definitivamente con la cultura della «mediazione parassitaria» e chiede che siano sbloccati interventi infrastrutturali urgenti materiali e immateriali: “Le imprese hanno bisogno di un contesto favorevole alla concorrenza e al mercato” dice e giudica positiva l’azione del governo nazionale attraverso il ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, intervenuto sulla spesa dei fondi comunitari. Tra le priorità indicate da Lo Bello la riorganizzazione del sistema portuale, interventi per velocizzare i collegamenti ferroviari tra Palermo e Catania, la fine del pubblico imprenditore, la separazione vera tra politica e amministrazione. E sulla cultura della legalità dice: “In Sicilia la presenza mafiosa regge non perché non vi sia un’adeguata repressione da parte dello Stato ma perché la mafia condivide la stessa cultura di pezzi della società siciliana che non è mafiosa. Per questo la mafia è forte”.