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08/03/2012 07:23:48

La verità sulla strage di Via D'Amelio. 4 arresti. Venti anni di depistaggi...

Cosi' Walter Veltroni commenta le nuove indagini della procura di Caltanissetta sulla strage di via D'Amelio in cui perse la vita il giudice anti-mafia.

"Oggi- continua Veltroni- scopriamo che colui che si e' accusato della strage in realta' non era l'autore. Bisogna capire perche' l'ha fatto, perche' e' rimasto 19 anni in carcere e chi lo ha spinto a farlo e perche' fino ad oggi si e' creduto ad una versione di comodo. E' ora chiaro che attorno alla vicenda si e' mossa un'enorme macchina di depistaggio. La ricerca della verita' deve andare fino in fondo e se c'e' stato il coinvolgimento di alcuni pezzi di Stato devi venire alla luce, saltare fuori. Non si tratta di parlare del passato - chiarisce l'esponente del Pd - ma di cose che condizionano tutt'ora il Paese. Mi auguro che i pm di Caltanissetta riescano ad arrivare fino in fondo su questa faccenda, hanno bisogno del sostegno dell'intero paese".

13,00 - È un giorno particolare per me, sia dal punto di vista personale che professionale, perché ho avuto il privilegio di raccogliere le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che hanno cambiato la prospettiva delle indagini sulla strage di via D'Amelio". A dirlo è il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso nel corso della conferenza stampa a Caltanissetta sulle ordinanze di custodia cautelare per l'eccidio eseguite nell'ambito della nuova inchiesta scaturita appunto dalle rivelazioni del pentito.


Grasso, riferendosi alle dichiarazioni di Spatuzza sulla scorta di quanto apprese dal boss Graviano, ha parlato di "un palinsesto di azioni già tracciate: un percorso che partì dall'omicidio Lima fino alla fallita strage dello stadio Olimpico di Roma del '94".

Il procuratore ha indicato anche tre moventi della strage: la ventilata nomina di Borsellino alla guida della Dna; le azioni repressive che il ministero della Giustizia avrebbe adottato contro la mafia 'e in questo contesto Borsellino avrebbe agito nel pieno delle sue funzioni con atti concreti'; infine l'ultima causale 'di tipo eversivo-terroristico che la mafia voleva attuare per evitare mutamenti politici non graditi". Ne dà notizia l'Ansa.

09,00 - La Dia sta eseguendo un'ordinanza di custodia del Gip di Caltanissetta per tre indagati nella nuova inchiesta sulla strage di Via D'Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Riguarda uno dei presunti mandanti, il boss Salvatore Madonia, e due esecutori, Vittorio Tutino e Salvatore Vitale. C'e' anche il 'pentito' Calogero Pulci. Il provvedimento e' stato notificato dalla Dia in carcere a Madonia e Tutino, perche' gia' detenuti, e nella casa di cura in cui e' ricoverato agli arresti domiciliari per gravi patologie a Vitale. L'ordinanza scaturisce dall'inchiesta aperta dalla Procura nissena sulle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che ha portato alla revisione dei processi 'Borsellino' e 'Borsellino-bis' davanti la Corte d'appello di Catania. Lo stesso pentito e' indagato, cosi' come Madonia, Tutino e Vitale, per strage aggravata.

Salvatore Madonia, detto Salvuccio, è considerato uno dei mandanti della strage. Pulci, risponde solo di calunnia aggravata perchè nel processo «Borsellino Bis» in appello incolpò falsamente Gaetano Murana, di aver partecipato alle fasi esecutive dell’attentato di via D’Amelio.

Murana venne poi condannato all’ergastolo. La ricostruzione della stagione stragista è frutto del lavoro investigativo condotto da un pool di magistrati nisseni, guidato dal procuratore Sergio Lari, dagli aggiunti Domenico Gozzo e Amedeo Bertone e dai sostituti Nicolò Marino, Gabriele Paci e Stefano Luciani. I magistrati hanno raccolto riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, che è stato ritenuto attendibile e si è attribuito un ruolo nella preparazione dell’attentato di via D’Amelio, ammettendo di aver rubato la Fiat 126 che venne poi usata come autobomba per assassinare Borsellino.

Il Gip ha rigettato la richiesta della Procura di emettere un’ordinanza di custodia cautelare anche per Maurizio Costa, 46 anni. Secondo Spatuzza, sarebbe lui il meccanico che avrebbe sistemato le ganasce della Fiat 126. Costa, interrogato e messo a confronto con Spatuzza, ha negato ogni cosa. Il meccanico è stato iscritto nel registro degli indagati per false dichiarazioni al pubblico ministero e favoreggiamento.

Il sospetto sul coinvolgimento di “soggetti esterni” a Cosa Nostra - "Con riferimento al possibile coinvolgimento nella strage di Via D'Amelio di soggetti esterni a Cosa Nostra (?) è opportuno evidenziare che fino ad oggi non sono emersi elementi di prova utili a formulare ipotesi accusatorie concrete a carico di individui ben determinati da sottoporre al vaglio di un giudice", scrive inoltre la Procura di Caltanissetta negli atti della nuova inchiesta. "In particolare, su questo peculiare versante probatorio - sottolineano i pm - nessun elemento concretamente utilizzabile è emerso dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, che è stato addirittura incriminato da questa Procura per calunnia". Tuttavia, la Procura evidenzia "che elementi indiziari in ordine alla possibile presenza e partecipazione alle stragi del 1992 , ma anche all'attentato dell'Addaura del 1989, di soggetti esterni a Cosa Nostra, emergono da altre investigazioni condotte da questa Procura basate su fonti probatorie diverse da Massimo Ciancimino: sicché su questo tema di indagine la partita non può affatto definirsi conclusa".

Borsellino sapeva della trattativa Stato-mafia - Il giudice Paolo Borsellino venne ucciso dalla mafia assieme a cinque uomini della sua scorta nell'attentato di via D'Amelio perché era percepito dal boss Totò Riina come un "ostacolo" alla trattativa con esponenti delle istituzioni. Una trattativa che "sembrava essere arrivata su un binario morto" che il capomafia voleva "rivitalizzare" con una sanguinaria esibizione di potenza. Questo lo scenario disegnato dalla Procura di Caltanissetta nel nuovo filone dell'inchiesta che ha portato alle ordinanze cautelari eseguite la scorsa notte dalla Dia. "La tempistica della strage è stata certamente influenzata dall'esistenza e dalla evoluzione della così detta trattativa tra uomini delle Istituzioni e Cosa Nostra". Si legge negli atti della Procura di Caltanissetta "Dalle indagini è altresì risultato", scrivono i pm nisseni che al riguardo richiamano la testimonianza di Liliana Ferraro, succeduta a Giovanni Falcone al ministero della Giustizia, "che della trattativa era stato informato anche il dott. Borsellino il 28 giugno del 1992. Quest'ultimo elemento aggiunge un ulteriore tassello all'ipotesi dell'esistenza di un collegamento tra la conoscenza della trattativa da parte di Borsellino, la sua percezione quale 'ostacolo' da parte di Riina e la conseguente accelerazione della esecuzione della strage".

Il ruolo di Madonia - Il boss mafioso palermitano "Salvuccio" Madonia è tra i mandanti della strage di via D'Amelio secondo i magistrati della Dda di Caltanissetta. Secondo l'accusa, Madonia partecipò alla più importante riunione di Cosa Nostra, quella in cui venne deciso di dare il via alla stagione stragista. Il ruolo di Madonia, è stato tracciato dai collaboratori di giustizia Nino Giuffrè e Giovanni Brusca. Tra la fine del novembre e il 13 dicembre del 1991, in un appartamento del centro di Palermo vi fu una riunione ai massimi livelli in cui venne deciso di concretizzare i piani per colpire Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, già nel mirino della mafia dagli anni '80, e per lanciare una sfida allo Stato con lo scopo di intavolare una trattativa sul “papello”, la lista di richieste di Totò Riina.
Salvuccio Madonia è figlio di Francesco Madonia, boss incontrastato del mandamento di San Lorenzo da sempre alleato dei corleonesi di Riina. E' indagato anche per il fallito attentato dell'89 nella villa del giudice Falcone all'Addaura.

Per la prima volta spunta l’accusa di terrorismo - Agevolare l'associazione mafiosa e avere agito anche per fini terroristici. Sono le aggravanti contestate dalla Procura di Caltanissetta al boss Salvatore Madonia, in qualità di mandante, e ai presunti esecutori della strage di via D'Amelio, Vittorio Tutino, Salvatore Vitale e il pentito Gaspare Spatuzza. E' la prima volta che questo tipo di reato è ipotizzato per le stragi di mafia commesse nel 1992 a Palermo.