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01/03/2012 05:16:31

Siino: "Per Messina Denaro, Rostagno era un disonesto e disonorato. Maurici stimava Virga"

Sentito dalla Corte di Assise di Trapani nel corso del processo per il delitto, Siino (considerato il "Ministro dei lavori pubblici" di Cosa nostra al tempo dei corleonesi)  ha detto che Francesco Messina Denaro "ce l'aveva con Rostagno. Diceva 'se lo senti parlare ti arrizzanu i carni (ti vengono i brividi, ndr), e' un cornuto, dice che gli appalti in provincia sono truccati'. Vero era -ha proseguito Siino- non potevo dargli torto, perche' gli appalti erano effettivamente truccati. Comunque dissi a Puccio Bulgarella (editore dell'emittente televisiva Rtc dove Rostagno lavorava come giornalista, ndr) di dire a Rostagno dui darsi una calmata". Il collaboratore di giustizia ha ricordato una circostanza in cui lo stesso Messina Denaro, alla presenza di alcuni capi famiglia del Palermitano, espresse precise minacce nei confronti di Rostagno e ne ha riferito le parole: "Gli romperemo le corna perche' e' un disonesto e un disonorato".

Peppone Maurici, ex deputato regionale di Forza Italia, attuale presidente del Consorzio Asi di Trapani, che si appresta a candidarsi a sindaco per la ''Grande Coalizione'', secondo il collaboratore di giustizia Angelo Siino - che conferma il suo rapporto di amicizia con l'esponente politico -, avrebbe nutrito, negli anni Ottanta, ''particolare stima'' per il boss Vincenzo Virga, all'epoca capomandamento di Trapani.

Siino  ha raccontato che Maurici avrebbe commesso uno sgarbo a Virga e che questi gli avrebbe manifestato l'intenzione di sopprimerlo. Il pentito, probabilmente per difenderlo, ha detto  in aula che riferì a Virga i sentimenti di stima manifestati da Maurici.

Il collaboratore di giustizia ha anche parlato delle occasioni, “nella seconda metà degli anni Ottanta”, in cui conobbe
gli imputati, il presunto esecutore materiale dell’omicidio, Vito Mazzara, e il boss trapanese Vincenzo Virga accusato
di essere il mandante. Riguardo a quest’ultimo, Siino ha ricordato: “Il consigliere della famiglia di San Giuseppe Jato,
Salvatore Genovese, mi portò in un ristorante di Partinico dal nome arabeggiante e mi presentò una persona che indossava una camicia con bottoni di brillanti, Vincenzo Virga, dicendomi di mettermi a sua disposizione per i lavori nella provincia di Trapani”.
In quella occasione, Virga avrebbe chiesto a Siino: “Ma lei non è amico di Peppe Maurici, ‘u barone? Io a questo lo dovrei ammazzare, perché – avrebbe proseguito il boss – mi ha fatto  un dispetto, non mi ha accontento nell’acquisizione di un’azienda”. Siino, precisando di avere conosciuto Maurici per la comune passione delle auto, ha quindi raccontato di avere avvertito immediatamente il diretto interessato “per dirgli il pericolo che correva – ha continuato – e lui non si occupò più di quella impresa”.
Il processo, aperto con l’audizione di Caterina Ingrasciotta, ex supervisore a Rtc e vedova di Puccio Bulgarella, proseguirà il prossimo 14 marzo, con l’audizione
dei pentiti Francesco Marino Mannoia e Francesco Di Carlo.