Come in un film l'obiettivo era di tirare un mega-bidone nientemeno che al govero degli Stati Uniti d'America. Ma gli organizzatori della truffa scoperta dalla Procura di Potenza hanno pensato troppo in grande e i seimila miliardi di bond falsi custoditi in tre casse sono finiti in un deposito giudiziario invece che nel caveau del Tesoro statunitense. Ad occuparsi della cosa sarebbe stato Francesco Travaini, una delle persone arrestate nel corso dell'operazione "Vulcanica". L'uomo, avrebbe preso contatti con alcune "non ben individuate autorita' Usa". A fare da intermediario un avvocato lombardo, ma l'affare non si e' mai concretizzato.
"E' possibile ipotizzare che ci siano ancora dei bond di questo tipo nascosti in qualche istituto di credito internazionale", ha detto il procuratore capo di Potenza, Giovanni Colangelo.
Gli investigatori sono convinti che vi siano anche altre persone appartenenti all'organizzazione che ha una dimensione "sovranazionale".
I titoli sarebbero passati attraverso paesi del Medioriente, la Grecia, la Germania.
"Stiamo ancora lavorando - ha aggiunto Colangelo - per chiarire molti aspetti ancora oscuri. Sullo sfondo c'e' sicuramente una rete internazionale, con persone coinvolte in molti paesi, anche europei. L'organizzazione ha tentato di piazzare i bond fino a poche settimane fa. Una cosa e' chiara - ha concluso Colangelo - un'operazione di questo tipo ha dei costi altissimi e quindi non puo' essere organizzata da manovalanza.
Questo e' solo il primo di una serie di tasselli che dobbiamo ancora far combaciare".
I certificati sono datati 1934 e riportano il logo della Federal Reserve, ma i funzionari americani hanno accertato che si tratta di patacche. Le indagini, affidate ai sostituti procuratori di Potenza Laura Triassi e Francesco Basentini, sono partite da una presunta associazione mafiosa lucana dedita anche all'usura e nelle intercettazioni e' saltato fuori il giro legato ai falsi titoli Usa. Un primo sequestro di 500 milioni di certificati e' avvenuto, a Roma, nell'autunno scorso.
Secondo la ricostruzione dei magistrati, il materiale sarebbe approdato a Zurigo attraverso Hong Kong, in attesa di essere piazzato tramite intermediari finanziari. Durante l'operazione "Vulcano" sono state arrestate otto persone in Basilicata, Lazio, Lombardia e Piemonte accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe, spendita e introduzione in Italia di carte di credito false. A tutti e' contestata l'aggravante della transnazionalita'. Il valore dei titoli e' superiore al doppio del debito pubblico italiano. I certificati sono di ottima fattura e non e' ancora chiaro dove l'organizzazione intendesse piazzarli.
Un'operazione non facile, considerata l'enorme somma e la particolarita' dei titoli. Materialmente il sequestro e' avvenuto alcune settimane fa, a seguito della rogatoria dei magistrati lucani, mentre diversi giorni sono stati necessari ai funzionari della Federal reserve e dell'ambasciata per verificare l'autenticita' dei bond.
Nonostante l'accurata riproduzione i titoli sono risultati falsi dall'esame visivo e dal riscontro con l'archivio della Banca federale Usa. Complessivamente sono otto le ordinanze emesse.
In carcere sono finiti Rocco Menzella, 69 anni, ex sindaco di Montescaglioso (Matera), Sebastiano Nota, 73 anni di Carmagnola (Torino), Francesco Travaini, 61 anni, di Codogno (Lodi), Bruno Casciani, di 68 anni, di Roma e Salvatore Incandela, 60 anni, di Trapani. Arresti domiciliari, invece, per Simeone Ghiglia, 71 anni, di Mondovi' (Cuneo), Claudio Mangogna, 62 anni, di Roma, e Adriano Perin.