Quello che non sapete e che da un paio d’anni faccio parte del gruppo di ricerca promosso da varie università italiane per psicopatologie dell’apprendimento e lavoro privatamente pro-bono con ragazzi che hanno problemi seri.
E oggi è uno di quei giorni in cui mi girano…Ormai dovrei esserci abituata, ma è sempre un colpo.
Da 6 mesi circa seguo un caso molto difficile che chiameremo NN. NN frequenta la IV elementare e non è in grado di leggere e scrivere. Nella scuola precedente aveva il “sostegno” ed aveva già “passato la visita”!!! Nella nuova scuola non ha il sostegno – i posti vengono assegnati con logica Gelminica - e oggi – finalmente – è andata a fare la seconda visita. Vengo avvertita e vado, capisco che è anomalo per i dottori trovare lì una persona “non istituzionalizzata”, ma passiamo oltre. Nella discussione con l’equipe medica mi viene detto che la bimba non sa leggere e scrivere – ma va? - , ma nessuno mi parla dei test che sono stati somministrati per capre la radice del problema. Di fatto ho saputo dopo che le è stato chiesto di scrivere la data odierna , il suo cognome e di fare dei disegni non meglio identificati; provo a parlare dei test che io ho somministrato, vengo interrotta e mi si dice “ma lei li deve somministrare?” e penso: “se non l’ha fatto nessun’altro, lo faccio io, acciderbole”, “Ma lei viene pagata?” , io ho col cliente un rapporto di confidenzialità per cui non t’interessa se vengo pagata, ma anch’io vorrei fare una domanda connessa alla retribuzione (sic) . Comincia subito il rimbalzo “ma lei mi sta dicendo che le insegnanti che aveva prima non si sono interessate e non hanno saputo fare il loro mestiere? Perché sono gl’insegnanti che devono occuparsene”. Nella mia mente la risposta – urlata – è “SI e manco i tuoi colleghi se è per questo! Visto che la bimba è già stata qui anni prima”, ma mi limito ad intervenire con una serie di dati basilari per l’anamnesi di NN, vengo interrotta ancora una volta, parlo troppo. Almeno io avrei qualcosa da dire in merito al caso in questione.
Chiariamo – per chi legge – che la prassi – in teoria – è la seguente: gli insegnanti prendono atto del problema e raccolgono dei dati sul livello cognitivo e i deficit d’apprendimento del soggetto e la storia familiare, questi dati vengono passati all’equipe medica che in base a test psicometrici – almeno quelli ! – diagnosticano lo specifico problema ( si va da casi di svantaggio culturale fino a vere e proprie patologie e in molti casi le cose sono intrecciate) e sulla base di ciò viene stilata la diagnosi funzionale che definisce obiettivi e strategie personalizzate che non sempre – e sottolineo – non sempre corrispondono con le abilità strumentali di base, ne tantomeno con l’alfabetizzazione culturale che prevede la padronanza di mezzi, strumenti e livelli cognitivi già evoluti.
Nel caso specifico la batteria di test che io ho somministrato (PRCR 2, WISC-R, TRP, TRPS e 7 delle 12 prove della batteria specifica) mi portano a parlare di dislessia, ma come tutti sanno, la dislessia ha tante facce, forme e radici. Ed è anche un ginepraio burocratico, visto cha ai dislessici non spetta il sostegno, ma solo i mezzi compensativi. Ma qui ci troviamo di fronte ad una situazione in cui si è lasciato consolidare il problema e il rischio di mancato recupero è pericolosamente alto. Quando parlo di recupero nel caso della dislessia intendo anche fare ricorso a “strategie” diverse che permettono di “arginare” o “aggirare” il deficit cognitivo.
Immaginate una vita senza sapere leggere un’etichetta su una bottiglia, le indicazioni alla stazione, un modulo per richiedere un tuo diritto.
Non faccio critiche a validi professionisti, ma bisogna sottolineare con forza che la prassi di assegnazione del sostegno è concepita in modo tale da diventare spesso più un iter burocratico che ha come principio quello del risparmio per il Ministero, piuttosto che la responsabilità; e non bisognerebbe mai cadere nella routine.
In altri casi ho lavorato fianco a fianco ogni giorno con famiglie e medici. E i dati raccolti vanno poi passati al Ministero Continuerò a farlo per NN che ha lasciato quello studio come un cane bastonato, con gli occhi lucidi…così tutti i miei sforzi fatti per dare fiducia sono svaniti. “Non li sopporto, mi veniva da piangere….è inutile” mi ha detto dopo “un c’a pozzu fari mai”.