Prima, in occasione dei blocchi dei Tir e degli agricoltori, Carini ha indirizzato il suo invito ad intervenire al premier Monti e al governatore Lombardo. Qualche giorno fa invece ha scritto al Ministro delle politiche agricole Mario Catania sullo stato in cui versa il settore della pesca a Marsala, uno dei più colpiti dalla crisi e dalle restrizioni sulla pesca del tonno, tra le specie più pescate dai pescherecci marsalesi.
“Questo settore – scrive Carini - che coinvolge, con l’indotto, 4 - 5000 persone vive un momento di crisi imperante e rischia la paralisi”.
“La flotta peschereccia locale, infatti, ricava i suoi proventi dalla pesca del Tonno con il sistema del palangaro; tipologia selettiva e non distruttiva che consente di non depauperare le risorse ittiche del mediterraneo. Il problema che affligge questo settore produttivo, che ha già adottato lo stato di fermo in porto, è legato alla quota di pesca. Un quantitativo irrisorio – conclude il sindaco - che non garantisce nemmeno la sopravvivenza di pescatori e delle loro famiglie”.
Nella lettera indirizzata al ministro Catania il sindaco di Marsala propone “al fine di trovare una soluzione a questa tematica, che ha anche consistenti risvolti di carattere sociale”, un incontro a Roma tra Carini, lo stesso ministro e alcuni rappresentanti della marineria marsalese.
I pescherecci da parecchi giorni sono in stato di agitazione al porto di Marsala e la loro protesta non è cosa nuova. Già l’estate scorsa un gruppo di pescatori marsalesi, infatti, si è recato a Roma a protestare contro le quote tonno giudicate troppo basse per il sostentamento dell’intero settore.
Un settore in crisi, i cui soldi, destinati a rimetterlo a sesto, nel corso degli anni sono stati sprecati dall’Amministrazione comunale. A cominciare dai fondi europei, quelli che da Bruxelles mandano in Sicilia per cercare di farci risollevare dalla nostra arretratezza. Quelli utilizzati per il progetto “Palangaro” che tempo fa venne gestito dalla triade Pietro Cudia, Renato Curcio, Massimo D’Aguanno, della dirigenza della società consortile del Comune “Lylibeo Marsala”. Come abbiamo raccontato in un'inchiesta qualche tempo fa, i fondi per il progetto per la "riconversione della flotta della marineria di Marsala con il palangaro di fondo" erano abbastanza importanti, 300 mila euro. Di cui una parte sono serviti a retribuire gli incarichi che Cudia, Curcio e D’Aguanno avevano conferito a loro stessi per il “monitoraggio dell’efficacia” e per la “promozione e diffusione”. Altri per pagare alcune fatture di cui non si capiva la causale. O per retribuire abbondantemente commercialisti per la rendicontazione.
E a proposito di promozione del settore della pesca marsalese, la giunta Carini qualche anno fa si è resa protagonista di una delle più fallimentari, costose e inutili operazioni di marketing. Ossia l’acquisto, disposto per volere di uno dei tanti assessori in quota Giammarinaro girovagati attorno a Carini, Ignazio Chianetta, di dodici pagine nel periodico bimensile “L’Armatore”. Potete leggere l'articolo cliccando qui. Allora ci costarono 1000 euro a pagina, in totale 12000 euro. Per un giornale che esce una volta ogni due mesi e con una tiratura di 5000 copie, tra l’altro neanche vendibile in edicola ma riservato ai pochissimi abbonati. Chissà se Carini avrà ripensato a questi sprechi, prima di prendere carta e penna.
Francesco Appari