Ci si accorge che non è un’azienda come le altre appena varcato il cancello: su un muro, l’iscrizione Insieme si può, un motto per ricordare il valore dell’unione nei momenti difficili. Perché questa ditta ha dovuto sopportare la durezza dello scontro frontale con i poteri mafiosi.
ANTIMAFIA - Dopo la confisca a Vincenzo Virga, boss della mafia trapanese, la società è stata gestita dal 2000 in amministrazione giudiziaria. Parte da lì, la via crucis. L’azienda, che era stata fiorente in mano al boss, non riceveva più commesse. Nessuno voleva più acquistare il suo calcestruzzo, un tentativo dei poteri mafiosi di sottostimare la società per poterla riacquistare a un costo basso. Ma è un piano fortunatamente non riuscito e dal 2009 l’azienda è gestita da sei soci, già lavoratori dell'azienda prima del sequestro.
RECUPERO - Nell'area dello stabilimento di Trapani è stato realizzato, accanto alle strutture per la produzione di calcestruzzo, un impianto di riciclaggio di inerti tecnologicamente all'avanguardia. Ciò consente di recuperare materiali altrimenti destinati a finire in discarica, o abbandonati nell'ambiente, e di trasformarli in una risorsa. Per Giacomo Messina, attuale presidente dell’azienda «questa è l’antimafia dei fatti e non delle parole». Poi spiega la svolta green come «una possibilità in più per affrontare il mercato edilizio dove eravamo boicottati. Questa scelta è stata il risultato di una riflessione con Associazione Libera, Legambiente, l’Anpar (Associazione nazionale produttori aggregati riciclati) e l'amministratore giudiziario».
PUNTI CRITICI E ROSE - Ancora oggi, però, ci sono punti critici. Messina sostiene che «l’azienda viene per lo più utilizzata per disfarsi dei materiali derivanti dal’edilizia. Il prodotto finito, però, non viene valorizzato a causa di un pregiudizio da parte delle istituzioni e degli operatori del settore nei confronti del materiale riciclato». Alla Calcestruzzi Ericina si usa la tecnologia Rose (Recupero omogeneizzato degli scarti in edilizia). Si tratta di una tecnologia capace di garantire il miglior livello qualitativo dell'aggregato riciclato prodotto. All’azienda arrivano i rifiuti dell’edilizia provenienti da costruzioni e demolizioni su autocarro. I materiali vengono controllati tramite una telecamera a colori per verificarne la natura. Il materiale in ingresso viene selezionato. Se rintracciata la presenza di eternit, amianto o altri inquinanti, il carico viene rigettato. Viene alimentato l’impianto con il materiale ritenuto idoneo e si effettua una sgrossatura, vengono escluse, cioè, le parti più piccole che provocherebbero un’ inutile usura del mulino e spreco di energia. Questa operazione consente, inoltre, la produzione separata di sabbie e terre naturali. Poi si procede alla macinazione. Le parti abbastanza grandi sono immesse nel mulino che, oltre alla riduzione della grandezza dei granuli, consente il distacco dell’armatura metallica contenuta nei blocchi in cemento armato. La separazione delle parti ferrose procede tramite un magnete. Dopo un’ulteriore selezione basata sulla misura dei granuli di materiale, si ricava l’inerte riciclato. Questo prodotto può essere utilizzato per riempimenti di sottofondi stradali, realizzazione di nuovo calcestruzzo e ripristini ambientali.
LIBERA E IL RISPETTO DELL’AMBIENTE - Anche se non gestita direttamente da Libera, la Calcestruzzi Ericina fa parte della rete e si è avvalsa del suo appoggio per superare i momenti del boicottaggio mafioso. L’attenzione all’ambiente è uno dei capisaldi di Libera. Come spiega Gianluca Faraone, presidente del Consorzio Libera Terra Mediterraneo: «Tutte le nostre aziende hanno le certificazioni Ccpb (Consorzio per il controllo dei prodotti biologici) e Icea (Istituto per la certificazione etica e ambientale)». Oltre alla produzione biologica, l’attenzione all’ambiente di Libera si manifesta su più fronti. La cantina Centopassi ha installato a inizio 2011 i pannelli fotovoltaici che coprono tra il 70 e l’80 per cento del fabbisogno energetico. Durante i campi di volontariato ci si impegna nel ripristino ambientale di ecosistemi per la conservazione di uccelli, anfibi e rettili. Nell’agriturismo Terre di Corleone a Borgo del drago, bene confiscato a Riina, c’è un costone roccioso che si era pensato di valorizzare con un gioco di luce. Ma, alla fine, si è preferito sacrificare l’effetto scenografico per consentire la nidificazione degli uccelli.
ECOMAFIE - Quest’impegno è misto alla lotta contro le ecomafie. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera ci tiene a sottolineare la costanza del suo impegno: «Da diciotto anni chiediamo che i reati contro l'ambiente siano puniti penalmente, ma non è mai arrivata una risposta. Intanto in Italia, terra con un alto tasso di condoni, le ecomafie non conoscono crisi e continuano a crescere e a proliferare speculando sull'ambiente». Rispetto alla notizia dell’accertamento nell’anno scorso di 31 mila reati ambientali, con 2 miliardi di tonnellate di rifiuti pericolosi sequestrati, don Ciotti prosegue: «Dobbiamo dire basta, c'è bisogno che si rafforzi l'azione di contrasto alle ecomafie e ai traffici illegali di rifiuti e che si renda concreto e quotidiano il contrasto all'abusivismo edilizio eliminando il ricorso ai condoni».
Maria Rosa Pavia - Il Corriere della Sera