«E’ sorprendente – dice Sgarbi - come il Presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello lanci l’allarme mafia tra gli agricoltori siciliani che scioperano contro il caro gasolio, il deprezzamento dei prodotti e l’oligopolio della distribuzione. Perché è proprio la mafia - quella di cui Lo Bello non si accorge - che drena risorse milionarie allo Stato e all’Unione Europea, sottraendole all’agricoltura per alimentare il miraggio di un’energia pulita che tale non è, come dimostrano le numerose inchieste che hanno rivelato le infiltrazioni criminali in un settore di grande business.
Per gli agricoltori siciliani – aggiunge Sgarbi - oltre al danno, dunque, la beffa: non solo privati di risorse che sarebbe legittimo destinare all’agricoltura, da secoli la prima risorsa dell’Isola, ma addirittura additati di essere spalleggiati da Cosa Nostra.
La colpa di questi agricoltori – spiega Sgarbi - sembra quella di non militare a sinistra. O di avere ricevuto la solidarietà di Zamparini e di numerosi esponenti di centrodestra.
E sta forse in questa condizione l’uso improprio, ancora una volta, della mafia, per alimentare paure e delegittimare una protesta che ha ragioni condivisibili.
Perché solo un “non siciliano”, quale dimostra di essere, con le sue parole, il Presidente di Confindustria, può esprimersi in maniera così sprezzante con contadini e operai costretti ad estirpare vigneti e uliveti per far posto a pale eoliche e impianti fotovoltaici.
Si occupino di questo, il capo della Procura di Palermo Francesco Messineo e il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso, subiti accorsi a spalleggiare Lo Bello»