Dal 1985 al 1991 sono anche stato amministratore di questo difficile paese, ma in un tempo in cui la globalizzazione non aveva ancora cambiato il mondo ed il sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino non aveva determinato una profonda e radicale lotta alla mafia.
Da allora in poi mi sono dedicato al mio lavoro ed alla mia famiglia maturando comunque un pensiero della politica come servizio che le persone più illuminate dovrebbero fare per cambiare in meglio la qualità della vita sociale.
Forte della mia maturità e dell’esperienza professionale che vedeva un reale cambiamento positivo in alcuni Comuni a seguito della "primavera" del 1992 e del concetto della politica che dovrebbe amministrare il bene comune e non le piccole esigenze clientelari, nel 2000 insieme ad un gruppo di amici decidemmo di realizzare un progetto di "rottura rispetto alle vecchie logiche del passato" con una lista civica chiamata Civitas.
Il nostro candidato Sindaco non venne eletto per pochi voti mentre dopo l’insuccesso elettorale molti di noi continuarono il proprio lavoro pensando che gli eletti avrebbero amministrato bene questo paese.
Ma gli eletti, dopo avere iniziato bene la loro attività amministrativa, continuarono nelle vecchie logiche del passato fino a cadere vittima del tranello di una mozione di sfiducia pensata da politici poco esperti di furberie e orchestrata da abili "sinzali".
Di fatto dalla mozione di sfiducia in poi il capo dell’opposizione divenne il Sindaco ombra fino a diventarlo davvero nel 2006 con la sponda determinante di alcuni uomini di Civitas tranne il sottoscritto che, a costo dell’emarginazione politica e spesso anche sociale, disse che le idee che avevano ispirato la nascita di Civitas erano lontane da quella scelta.
Ma forse guardavo troppo avanti per essere compreso oppure ai miei ex compagni di avventura è mancata la forza della libertà, questo non l'ho mai capito!
In questi anni, sono rimasto con la mia idea che fosse necessario un profondo cambiamento, nonostante venissi considerato più un marziano che un libero cittadino di Campobello di Mazara.
Tempo fa, in periodi non sospetti, ho anche inviato alla redazione del giornale marsala.it una lettera intitolata "Il dovere di Cambiare"; ma tranne alcuni amici che abitano all'estero nessun campobellese mi chiamò per commentare il mio "dolore" di cittadino che vedeva morire un reale progetto di cambiamento e di sviluppo.
Adesso, come ha scritto il direttore di marsala.it in un suo editoriale dal titolo "le scarpe rotte", anche io non provo alcuna felicità nell'arresto del Sindaco di Campobello di Mazara ma solo un grande disgusto nel leggere le congratulazioni fatte alle forze dell'ordine da parte di molti politici che fino a ieri erano accanto a questo Sindaco inaugurandogli la campagna elettorale. Provo amarezza nel vedere che la gente non riesce più a capire cosa e giusto e cosa e sbagliato dopo anni di ambiguità e di politica affidata a gente che ne ha fatto una professione invece che un servizio per come dovrebbe essere.
Provo un grande senso di amarezza nel vedere che la mia città è sulle prime pagine della stampa per fatti gravissimi e che il Comune di Campobello di Mazara è sull'orlo del dissesto finanziario, privo di servizi, assolutamente privo di una strategia di sana gestione e di sviluppo e più simile ad un dormitorio di periferia che ad un Campo Bello per come dovrebbe realmente essere.
Non spetta a me giudicare i politici inquisiti nelle recenti vicende giudiziarie, lo farà la Magistratura cui credo profondamente.
Spero per loro che riescano a dimostrare la propria innocenza.
Ma il mio giudizio di cittadino sul modo di amministrare questa civica amministrazione nell’ultimo ventennio è certamente negativo e voglio soltanto sperare che la gente apra gli occhi e capisca che la Sicilia delle “comparate” e del tutto va bene purché mi facciano il piccolo favore, che poi è un diritto, è diventata il terzo mondo dell'Europa mentre per la sua storia e le sue bellezze artistiche e naturali dovrebbe essere una delle regione più ricche del Mondo.
Auspico che la gente comprenda che la legalità si pratica con il silenzioso e onesto lavoro quotidiano e non si predica che la nostra società ha bisogno di normalità nel rispetto dei doveri del cittadino, prima ancora che nella ricerca dei nostri diritti che rischiano, anche in conseguenza di una classe politica incapace di amministrare la res publica, di non esserci più facendo diventare questa terra di Sicilia un triste deserto!
Sebastiano Luppino