Era una tranquilla mattinata domenicale di un tiepido gennaio. Asciutta e senza vento.
Tutt’altro che proibitivi i prezzi dell’anziano fioraio con il modesto gazebo all’ingresso.
E umile lo sguardo del posteggiatore (evidentemente abusivo: ma ne capivi lo stato di bisogno).
Nessuno sembrava voler speculare sul ... marketing della commozione.![](http://www.agendaonline.it/photo/italia/sicilia/Marsala.jpg)
Ma tutti davamo l’idea di essere ancora più solidali ad “esercitare”la pietà in questi tempi di crisi.
E tutti obbedivamo ad una tacita intesa di compostezza.
Nessuno schiamazzo, neanche un vocìo.
Persino i mendicanti erano meno pretenziosi.
Varcare quel cancello è stato come estraniarsi da una quotidianità di freddezze, clacson e superbie.
Abbiamo tutti una persona cara dietro una di quelle lapidi, pensavo.
E alle lacrime silenziose fra i cipressi, infatti, facevano da contrappunto, i sorrisi senza tempo di quegli ovali di porcellana, color seppia..
Davvero raro che non ci si scambi il saluto - magari anche un abbraccio - incontrandosi fra quei viali.
Forse bisogna andarci più spesso al Camposanto. Per riscoprire la comunanza della “marsalesità”: quella stessa che viviamo quando esce la processione della Madonna Addolorata o quando il cielo di giugno si colora del “gioco di fuoco” a San Giovanni.
Diego Maggio