Questo per dimostrare che la situazione ed il numero delle costruzioni realizzate dopo il 76 nei terreni che ricadono nella fascia dei 150 mt dal mare è reale e che le istituzioni tutte vogliono volutamente ignorare.
Così fanno, perchè, pensano che demolendo solo 22 case, che nella fattispecie sono case non di lusso, possono a loro modo dimostrare quel doveroso rispetto a quella falsa forma di legalità che hanno cercato di spiattellare ai quattro venti.
Demolizioni che sono state avviate contravvenendo alle più elementari disposizioni in materia della sicurezza dei lavoratori ed anche in materia di movimentazione, trasporto e conferimento a discarica autorizzata degli sfabbricidi
Demolendo queste 22 case si vuole, sempre all’insegna della legalità, nascondere quanto appresso noi vogliamo sottoporre al vaglio di tutta la cittadinanza marsalese.
Negli anni 60 l’interesse a frequentare le spiagge ed anche il mare era di pochissime persone.
E se il comune cittadino chiedeva al politico di turno di poter costruire una casa vicino al mare la risposta era: Ma chi ti deve disturbare se fai una casa anche senza concessione edilizia in questi terreni.
Questi terreni dove si potevano produrre solo meloni e pomidoro.
Questi terreni che era consuetudine donarli nella successione alle figlie, perchè ai maschi venivano donati i feudi con i vigneti.
Terreni che stranamente in alcune zone presentano un alto coefficiente di edificabilità di tipo B anche se distanti dall’agglomerato cittadino, come se una mano interessata vi avesse apposto sopra questa caratteristica. (nelle zone B è possibile edificare a 40 mt dal mare)
E stranamente in quelle zone si compiono le vere speculazioni edilizie con immobili variopinti e di una mostruosità sorprendente.
Poi negli anni 70 comincia a manifestarsi l’interesse per le spiagge e per il mare da parte di un numero sempre più cospicuo di cittadini marsalesi e alcuni cominciano a costruire le residenze estive più o meno modeste con o i più senza concessione edilizia.
Quando dal 1° gennaio del 77 entra in vigore il divieto di costruire nella fascia dei 150 mt molti, che coltivavano il sogno di una casa vicino al mare, hanno pensato di affrettarsi a costruire abusivamente e sistemare illecitamente e consapevolmente le carte dichiarando di aver costruito entro il 76.
La legge 78 del 76 risulta indirizzata alle istituzioni e ai governi locali che dovevano redigere opportuni piani regolatori per la programmazione delle infrastrutture e di tutti quei servizi che avrebbero dato un notevole incentivo e sviluppo al turismo oltre che alla diretta fruizione del mare a favore dei cittadini marsalesi.
Dal 76 e fino al 91, data in cui è stata emanata la legge che stavolta era indirizzata ai cittadini e che vietava la costruzione nella fascia dei 150 mt, responsabili degli abusi che sono stati realizzati sono esclusivamente le Istituzioni ed i Governi locali di quel periodo; pertanto non è affatto corretto che siano i cittadini a pagare per quello che è stata la negligenza e la consapevole inattività voluta da parte delle Istituzioni, con la connivenza e la complicità di funzionari dirigenti e governi locali
Tutto questo avviene con il beneplacito e totale disinteresse delle amministrazioni che si sono succedute senza che a nessuno venisse in mente l’idea che era necessario stoppare il fenomeno dilagante e fare una accorta programmazione.
Lo stesso beneplacito e disinteresse che continua anche con le amministrazioni successive, che consente una realizzazione di frangiflutti nel litorale sud di Marsala senza un attento studio delle correnti marine trasformandolo in un accumulo di alghe e rifiuti putrescenti e maleodoranti che hanno avuto una parte rilevante nelle passeggiate in auto dei marsalesi con finestrini chiusi e ricircolo dell’aria forzato.
Ma come se non bastasse a qualche mente geniale viene l’idea che quel posto era quello ideale per poter scaricare i fanghi che provenivano dal porto di Trapani secondo una teoria che per sotterrare lo scempio si ci possano mettere sopra anche i rifiuti e tutto questo può tornare utile a qualche amministrazione per fregiarsi di avere spalmato la colmata.
Ma la voce del popolo dice che può tornare anche utile a chi possiede i terreni al di là della litoranea che nel giro di un decennio se li sono ritrovati a 150 mt dal mare e quanto prima pronti per una bellissima speculazione edilizia.
Ora ci chiediamo se nel mancato sviluppo del turismo possa aver influito negativamente la costruzione di una piccola casa vicino al mare tra 2600 case che esistono nella stessa fascia costiera marsalese o quello scempio che va sotto il nome di colmata e a cui le narici dei marsalesi, ma non quelle del turista, stavano quasi cominciando ad abituarsi.
Ma chi ha mai pagato per tutto questo scempio???
Alle istituzioni diciamo che la demolizione di 2600 case comporterebbe un enorme produzione di rifiuti che la discarica di Marsala, chiusa perchè non a norma, non potrebbe mai ricevere e la distruzione di un patrimonio immobiliare che potrebbe essere recuperato, adeguato, risanato, valorizzato, in funzione di un turismo che creerebbe tanti posti di lavoro evitando a moltissimi giovani di emigrare e a conferire altrove le loro idee e le loro energie. Siamo convinti di quello che abbiamo affermato e speriamo che se a qualcuno stanno veramente a cuore le sorti di Marsala si possa veramente interessare a trovare una logica soluzione a quanto sta avvenendo.
Ancora una volta affermiamo che per amore di verità e rigore di logica è indispensabile che vada effettuato un censimento di tutte le case che si trovano nella fascia dei 150 mt dalla battigia e poi decidere su un piano di recupero e di valorizzazione delle coste e di questo patrimonio immobiliare.
Orizzonti Futuri
Associazione provinciale di volontari, per il recupero sostenibile del territorio, valorizzazione, difesa del patrimonio edilizio