Giammarinaro, oggi nuovo round per il procedimento sulla confisca dei beni
I giudici nella scorsa udienza hanno acquisito alcune informative e hanno dato un termine alla difesa di Giammarinaro per produrre nuovi documenti atti a dimostrare la liceità dei beni attualmente sotto sequestro e pari ad un valore di 35 milioni di euro. La difesa ha ottenuto una dilazione così benevola dei tempi perchè ha fatto presente al Tribunale la difficoltà a ricostruire la provenienza di molti beni ed anche a reperire gli atti necessari.
La richiesta di applicazione della sorveglianza speciale nei confronti di Pino Giammarinaro scaturisce da una serie di indagini che hanno
alzato il velo su alcune presunte interferenze dell’ex parlamentare sull’attività amministrativa a Salemi e su società operanti nel settore sanitario. Circostanza smentita dal sindaco Sgarbi, che ha avviato una battaglia contro gli investigatori accusandoli di avere volutamente
falsato la realtà dei fatti. Secondo il primo cittadino, Pino Giammarinaro sarebbe stato semplicemente un alleato con cui sarebbero intercorsi normali rapporti politici.
Anche per questa udienza il tribunale delle misure di prevenzione (Camassa, Corso e Fedele) si è riunirà nell’aula “Giovanni Falcone” del Palazzo di Giustizia, al piano terra, perché oltre alle tradizionali parti, accusa e difesa, interverranno i legali in rappresentanza dei cosidetti terzi convenuti, cioè tutta quella serie di soggetti in un modo o in un altro interessati al sequestro perché presenti nelle società alle quali il Tribunale ha apposto i sigilli. In fase preliminare sono stati individuati 129 “terzi”.
L'indagine che ha portato al provvedimento su Giammarinaro è stata condotta dal "gruppo di lavoro" della Divisione Anticrimine della Questura e dei Finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza coordinata dal dirigente Giuseppe Linares (per anni a capo della Squadra mobile di Trapani) ed è firmata dal questore Carmine Esposito. Il sequestro è stato adottato sulla base delle norme del "pacchetto sicurezza" del ministro degli Interni, Roberto Maroni.
L'inchiesta sull'uomo politicio, sottoposto alla sorveglianza speciale dal 2001 al 2005 dopo un processo e un'assoluzione per mafia, ha puntato lo sguardo anche su assunzioni, nomine di primari, contratti e appalti ottenuti dalle aziende sanitarie riconducibili a Giammarinaro grazie alla complicità di un funzionario dell'Usl di Trapani, ora in pensione. Nella casa di campagna di Giammarinaro, durante e dopo l'applicazione della misura di prevenzione - come ha documentato la polizia e come raccontano diversi testimoni – si continuavano a tenere riunioni politiche a cui hanno partecipato nel 2001 l'ex presidente della Regione, Totò Cuffaro (oggi in carcere dopo una condanna definitiva per favoreggiamento aggravato a mafiosi) e Saverio Romano.
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