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16/12/2011 05:09:23

Processo Golem: paura e sconforto nelle parole di Calamia

In attesa di ascoltare i primi testimoni, le parti stanno facendo scorta di materiale, che non si riferisce solo all'operazione dalla quale il processo è scaturito, e cioè l'operazione Golem 2 del 15 Marzo 2010. Ma c'è anche altro. Il Pm Paolo Guido ha chiesto l'acquisizione di una serie di sentenze e di alcuni importanti verbali di autorità giudiziaria, nonchè alcuni articoli di giornale.

Innanzitutto nel processo entrano le copie dei pizzini di Bernardo Provenzano e  e di Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Nonchè gli stessi pizzini scritti dal capo di Cosa nostra. I pizzini rimangono ad oggi l'unico indizio concreto dell'esistenza in vita di Matteo Messina Denaro e del suo ruolo di capo del governo della mafia in Sicilia occidentale. “Io non andrò mai via di mia volontà”, assicura lui in uno dei biglietti ritrovati dalla squadra mobile di Trapani: “Ho un codice d’onore da rispettare. Lo devo a Papà e ai miei principi. Io starò sempre nella mia terra fino a quando il destino lo vorrà e sarò sempre disponibile per i miei amici”.

Poi c'è tutta la corrispondenza tra Messina Denaro e l'ex Sindaco di Castelvetrano, Tonino Vaccarino (nome in codice: Svetonio). Durante l'operazione Golem 2 si scoprì infatti che Vaccarino era stato ingaggiato dai servizi segreti per cercare un contatto con Messina Denaro e farlo venire allo scoperto. E così fece l'ex Sindaco di Castelvetrano, grazie ai buoni rapporti con il fratello di Matteo, Salvatore Messina Denaro (già condannato in questo procedimento perchè ha scelto il rito abbreviato) e ai ricordi ottimi che di lui aveva il suo corrispondente, che si ricordava addirittura di quando Vaccarino gli comprò un piccolo regalo quando lui era bambino in una cartolibreria di Castelvetrano.

Ancora, è stata chiesta l'acquisizio di alcuni articoli di giornale che riguardano l'attività del consigliere comunale di Castelvetrano Pasquale Calamia, che in questo procedimento è parte offesa, così come si è costituito parte civile il suo partito, il Pd. Gli uomini di Messina Denaro diedero fuoco all'abitazione estiva di Calamia, perchè il consigliere si era augurato pubblicamente la cattura del boss, ed inoltre stava lottando contro la lobby che - da generazioni - impone a Castelvetrano il prezzo delle olive e dell'olio, minacciando dunque gli interessi di Cosa nostra.Proprio Pasquale Calamia è uno dei testi ammessi nel corso dell'ultima udienza, insieme a Nicola Clemenza ( a cui bruciarono l'auto sempre per via dell'opposizione al controllo della filiera dell'olio) e il tenente colonnello Jacopo Mannucci Benincasa. Per tre anni, fino al 20 settembre 2009, ha guidato il reparto operativo di Palermo seguendo importanti indagini che hanno portato in carcere per mafia 258 persone (tra cui 4 latitanti di spicco) e permesso di sequestrare beni per 164 milioni di euro.

Nell'ultima udienza, inoltre il presidente Sergio Gulotta ha nominato i periti che dovranno trascrivere le intercettazioni effettuate in fate di indagini. Saranno Roberto Genovese, Antonino Caiozzo ed Enza Lo Verse.

Una curiosità. Gli imputati sono tanti, e i giudici hanno dovuto occuparsi anche di un problema «logistico». Quello relativo alla sistemazione degli imputati in aula. Dopo una camera di consiglio, è stato deciso che possono stare tutti nello spazio protetto dal vetro blindato senza manette ai polsi, purché non a stretto contatto tra loro.

Nell'udienza di oggi, se non ci sono complicazioni, potrebbero già essere ascoltati i primi due testi, Mannucci Benincasa e il maggiore
Benincasa e il maggiore Barbera. I due ufficiali riferiranno dell'operazione "Perseo" del 16 Dicembre 2008, portata a compimento a Palermo. Questa operazione permise di bloccare una dei tanti tentativi di Cosa nostra palermitana di ricostruire la "cupola". Che c'entra con l'operazione Golem? Secondo i risultati di quell'indagine Matteo Messina Denaro sarebbe stato personalmente coinvolto in questa operazione e c'era addirittura chi lo voleva a capo di quella cupola. C'era lo «zio Franco», al secolo Franco Luppino di Campobello di Mazara, a tenere i rapporti tra i mafiosi che volevano riorganizzare la «cupola» della provincia di Palermo e Messina Denaro. .
 

Carlo Rallo