Dopo l'obbligo di dimora nel comune di Napoli, misura seguita all'arresto, gli investigatori avevano scoperto che tra luglio e ottobre 2011 De Vincentiis aveva tentato di truffare altri tre anziani (due uomini e una donna) trapanesi, simulando una telefonata con il figlio della vittima di turno e chiedendo una somma tra i 4.000 ed i 5.000 euro da versare quale corrispettivo per la vendita di un computer o di un televisore, e per aver eseguito dei fantomatici lavori di ristrutturazione immobiliare. Per convincere l'anziano, De Vincentiis passava il telefono alla vittima per farlo dialogare con il figlio e rendere credibile la richiesta, grazie a eccezionali doti di eloquio.