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09/12/2011 05:32:52

Strage di Alcamo Marina. Parte oggi la revisione del processo

I due, latitanti in Brasile, sono stati già condannati al termine di una lunga serie di processi rispettivamente a ventidue e quattordici anni di reclusione.
La storia della strage nella casermetta è costellata di misteri e depistaggi sin dalle prime battute. Qualche giorno dopo la strage venne arrestato Giuseppe Vesco, un giovane alcamese senza una mano. A bordo della sua auto vennero trovate due pistole, una delle quali ritenuta un'arma del delitto. Vesco, messo sotto torchio nel corso dell’interrogatorio, confessò di aver preso parte al delitto e fece il nome degli altri conoscenti. Qualche mese dopo ritrattò scagionando i suoi complici. Inoltre annunciò un memoriale che avrebbe svelato parecchi misteri sulla strage. Vesco non fece in tempo a preparare il documento che venne trovato misteriosamente impiccato in cella.
La storia venne dimenticata fino al 2007, quando un ex carabiniere che allora partecipò alle indagini svelò che allora Vesco e gli altri furono seviziati e picchiati durante gli interrogatori. Qualche tempo dopo la procura di Trapani rispolvera i fascicoli e riapre l’inchiesta. A questo punto gli avvocati di Ferrantelli e Santangelo sono riusciti a far rifare il processo  che, appunto, parte oggi anche alla luce dell'altro filone del processo che invece si svolge a Reggio Calabria. L’altro alcamese coinvolto nella trentennale inchiesta, Giuseppe Gullotta, è riuscito ad ottenere la revisione del processo partito qualche mese fa e nel 2010 è stato scarcerato. E dal filone calabrese arrivano importanti retroscena. Infatti il 19 dicembre sarà sentito Vincenzo Calcara, vicinissimo a Matteo Messina Denaro prima di diventare collaboratore di giustizia. Le rivelazioni di Calcara possono arrivare anche oltre lo stesso. Secondo Calcara, sentito qualche tempo fa dagli inquirenti, i due carabinieri sarebbero stati uccisi dalla mafia perché sapevano scontanti verità sull’ “Organizzazione Gladio”, la struttura militare segreta che in quegli anni aveva anche un certo radicamento in provincia di Trapani. E Vesco, sempre secondo Calcara, non si sarebbe impiccato da solo ma sarebbe stato ucciso sempre dalla mafia.