Alfano è uno dei 32 indagati (tre sono dipendenti dell'Università, una perse il posto dopo essere stata scoperta) di un'inchiesta che rischia di creare un terremoto, tra lauree di Economia a rischio e reati che vanno dalla frode informatica alla truffa e al falso. Ma non è esclusa la possibilità della corruzione, dato che gli investigatori stanno cercando di capire se dietro tutta questa storia ci siano stati un giro di denaro e un vero e proprio mercato.
Sul nome del fratello dell' ex ministro della Giustizia e attuale segretario nazionale del Pdl c'erano sussurri e grida da più di un anno, da quando cioè il rettore dell'ateneo palermitano, Roberto Lagalla, avviò una serie di controlli incrociati. Gli uffici dell'Università avevano fermato quasi sulla soglia della discussione finale della tesi una studentessa di Economia. Lei aveva presentato un'autocertificazione, gli esami risultavano regolarmente registrati nell'archivio informatico dell'Università, ma non si erano trovati né gli statini né i verbali. Risultato: la laurea era stata bloccata ed era partito un esposto alla magistratura. Che in oltre un anno, sentendo testimoni e analizzando alcuni dettagliati anonimi, ma soprattutto mandando la polizia a spulciare negli archivi cartacei e informatici, ha scoperto una serie di altri casi sospetti. E tra questi c'è anche quello di Alessandro Alfano, diventato segretario dell' Unione delle Camere di commercio siciliane a 31 anni, nel 2006, quando non era ancora laureato. Per quell'incarico che gli era stato affidato per chiamata diretta - bastava però il diploma. Il titolo di studio più elevato era stato utilizzato invece da Alfano jr l'anno scorso, quando aveva superato brillantemente una selezione per la nomina del segretario della Camera di commercio di Trapani, battendo altri 15 candidati. «Il nostro cliente - dicono gli avvocati Grazia Volo e Nino Caleca - ha affrontato tutti gli esami e li ha regolarmente superati. Ha fiducia in un rapido accertamento della verità».
L'inchiesta è condotta dalla Squadra Mobile di Palermo ed è coordinata dai pm Leonardo Agueci, Sergio Demontis e Amelia Luise. Sono coinvolti tre impiegati dell'Università, Paola Adriana Cardella, Rosalba Volpicelli e Ignazio Giulietto. Poi ci sono laureati di mezza Sicilia e in un paio di casi ex studenti originari di altre regioni, il Lazio e l'Abruzzo.