E’ stato definito in tutte le sue articolazioni tecniche. In tempi brevi, così com’è avvenuto per uno dei bacini del porto di Palermo, potranno essere avviate le procedure di gara. Il recupero del bacino è una priorità assoluta per programmare il rilancio della cantieristica trapanese. Ma c’è di più. Con una delibera di Giunta il Governo della regione ha stanziato 3 milioni e mezzo di euro, che vanno ad aggiungersi ad i 6 milioni già a disposizione. C’è dunque la completa copertura finanziaria dell’opera di ristrutturazione del bacino. Si tratta di due punti fermi che riaprono il confronto sul futuro economico del territorio trapanese. Il porto rimane un formidabile volano di sviluppo. Ha le potenzialità per nuovi investimenti e per recuperare occupazione e posti di lavoro. La vertenza del Cantiere Navale può sicuramente trovare elementi di novità positivi dalla notizie che arrivano da Palermo. La protesta di parte dei lavoratori, da giorni sulla petroliera “Marettimo M.”, va compresa ma rimanda alla necessità di fare chiarezza nell’interesse esclusivo dei manifestanti e degli altri lavoratori del CNT. Chi rischia il posto di lavoro ha il diritto non soltanto di difenderlo ma anche di protestare come ritiene più utile per far sentire la sua voce. Il sindacato ha il diritto-dovere di sostenere i lavoratori e di rivendicare per loro il rispetto delle regole. I lavoratori della CNT, tutti, nessuno escluso, sono in cassa integrazione. Chi protesta chiede al gruppo D’Angelo, che gestisce il CNT, di bloccare la mobilità e di prolungare la cassa integrazione. L’azienda ha risposto con un piano industriale che prevede il progressivo riassorbimento di tutto il personale. Soluzione bocciata da chi sta sulla petroliera e da una organizzazione sindacale autonoma. E’ un muro contro muro che non porta lontano. Chiamare l’azienda alle sue responsabilità approfondendo, nei dettagli e nei minimi particolari, il piano industriale non è un segno di resa o peggio ancora di connivenza con il vertice di CNT. E’ un’altra soluzione che il resto dei lavoratori ed il sindacato confederale, Cgil, Cisl e Uil, hanno preso in considerazione sempre nell’interesse di chi lavora e non per favorire il gruppo D’Angelo. Faccio un appello ai lavoratori. Mettano da parte diffidenze, vecchie ruggini, sospetti, dubbi per incalzare la società, per consolidare il piano industriale, per coinvolgere le istituzioni e la politica a farsi garante di un accordo alto e nobile che punti al rilancio della cantieristica navale pensando non soltanto di salvare gli attuali posti di lavoro ma di crearne di nuovi. La protesta fine a se stessa finisce per isolare, per indebolire anche le giuste cause.
Camillo Oddo, vicepresidente Ars