I marittimi erano in condizioni di salute precarie (in particolare pare che proprio Di Girolamo avesse bisogno di alcune medicine) e così le trattative per il rilascio hanno subito un'accelerata e la pianificazione della liberazione della nave è avvenuta proprio la settimana scorsa.
La nave sarà in Italia tra sei giorni.
Non c'è stato alcun blitz per la liberazione, ma solo un'azione di coordinamento, come l'ha definita Carlo Miccio, responsabile della sicurezza della compagnia "Perseveranza", responsabile della nave.
Secondo alcune fonti - che non trovano conferma - il riscatto iniziale chiesto dai pirati somali sarebbe stato molto alto: 15 milioni di dollari. La trattativa era ad uno stallo, ma poi il prezzo è improvvisamente sceso, fino a fissarsi nei cinque milioni di euro che si vociferano, quando i pirati stessi si sono accorti che talmente precarie erano le condizioni di salute dei marittimi che c'era il rischi concreto che potesse scapparci il morto.
"Stanno tutti bene" tranquillizza comunque Orazio Lanza, il capitano. Anche se è inutile negare che i membri dell'equipaggio, ai quali vanno aggiunti anche i 15 filippini imbarcati, sono molto provati dalla lunga prigionia.
Il clan somalo che ha gestito il rapimento della nave, avvenuta lo scorso 21 aprile a 350 miglia a sud delle coste dell'Oman, pare che fosse composto da ben 100 elementi. Molto serene le fasi della liberazione: i rapitori hanno abbandonato la nave e dato un segnale ad un mezzo della Nato, un elicottero, che ha sorvolato il cargo, e poi datò il via libera all'arrivo di militari e medici con dei gommoni. Dalla Nato dichiarano comunque che "l'operazione non può considerarsi ancora conclusa".