Dopo aver sanato la situazione dei dirigenti “vincitori” del precedente concorso, non annullato solo perché svoltosi in un Paese come il nostro, in cui regole, leggi, onestà, merito sono del tutto spregiati e vilipesi, aggirati e surclassati, ecco che il MIUR si attiva per un concorso nuovo, veloce, serio, trasparente e meritocratico. A tal fine la selezione degli aspiranti viene affidata a Formez Italia, che, con un sistema a dir poco cervellotico, ha organizzato questa fase per assicurare la massima serietà e trasparenza : abbiamo visto le operazioni di correzione in diretta streaming, peccato però che tanto altro resti nell’ombra!
Mentre qualche sprovveduto sperava finalmente in un concorso serio e capace di premiare il merito, altri, molti, cercavano di trovare il modo per aggirare l’ostacolo: la tradizione, si sa, deve essere rispettata!
Per garantire questa tanto sbandierata serietà sono stati convocati dal Miur degli esperti col compito di formulare le 5750 domande sulle varie e vaste tematiche oggetto della prova.
Un dirigente oggi deve avere ampia cultura, leadership, lungimiranza, capacità professionali e dirigenziali! (e poco importa se la gran parte di quelli che attualmente ricoprono questo ruolo non conoscono le regole più semplici della gestione della scuola, né sanno articolare un discorso in forma corretta , almeno, perché pretendere anche i contenuti è eccessivo, utopistico, impensabile!)
Mi piacerebbe sapere se questi esperti, per sì arduo compito, hanno chiamato in campo tutte le loro risorse e la loro sapienza (pressoché nulla, a giudicare dagli esiti sortiti) o se, invece, hanno pensato, come usa sempre più, solo al business, poco impegno massimo profitto: fatto sta che hanno partorito domande, tranne qualche eccezione, inesatte nel contenuto, nella formulazione e perfino nella forma. Segnalazioni delle diverse sigle sindacali e degli aspiranti dirigenti, che si sono trovati ad imparare un repertorio di stupidità vergognose, hanno costretto il Ministero ad eliminare mille domande errate, ma questo a pochi giorni dalla prova, col risultato di creare ulteriore confusione e disorientamento in chi, con scrupolo ed onestà, aveva cercato di coniugare lo studio con i compiti di docente, sentendo dentro la rabbia di essere costretto, per passare la prova, a rispondere in modo errato , mortificando un bagaglio di conoscenze acquisite con dignità, esperienza, serietà, impegno di tutta una vita!
A pochi giorni dalla prova Formez rende noto che i candidati non avrebbero avuto la batteria dei cento quesiti, bensì un libro con tutti i quesiti, un foglio con 100 piccoli rettangoli, numerati progressivamente, all’interno dei quali si sarebbero trovati i numeri corrispondenti alle domande estratte la mattina della prova .
Alle 12.40, dopo una snervante attesa, protrattasi dalle 8.30, vengono distribuiti i fatidici fogli e, al via, si procede a togliere l’incarto al “volumone”, stampato nel verso di un block notes e che, viste le dimensioni tendeva a chiudersi, a cercare le domande, andando avanti e indietro (poichè l’ordine non era progressivo), a pensare alla risposta e ad annerire il corrispondente pallino dei 400 stampati nel foglio a lettura ottica. Ho avuto la sensazione di non aver nemmeno respirato, non ho fatto la minuta, il tempo era troppo poco, sono arrivata a leggere solo 80 delle domande.
Perché il bando non fa riferimento a queste modalità? Se si tiene conto del tempo necessario a scorrere il libro, non ci è stato dato un minuto a domanda.
Evidentemente per diventare dirigente non serve cultura, non serve competenza, intelligenza, ma solo velocità (o forse disonestà?).
Sento, e non è una novità, che parecchi colleghi, in tutta Italia, per affrontare questa prova e le successive hanno affidato la loro preparazione a vari privati, sparsi su tutto il territorio nazionale, per essere meglio guidati nei meandri del “mestiere”, pagando cifre piuttosto consistenti: personalmente grido allo scandalo. Perchè un docente, specialmente se di materie letterarie, aduso ad insegnare come si fa un saggio, a preparare test, a correggerli , dovrebbe avere problemi ad affrontare prove concorsuali consistenti in questionari e poi saggi o studi di caso? A cosa serve frequentare lezioni? E di che? Di contenuti?
Perché pagare queste cifre? Evidentemente questi “maestri” hanno poteri miracolosi, taumaturgici e ciò è avvalorato dal fatto che, anche nel precedente concorso, i loro discepoli sono diventati dirigenti: peccato che queste preparazioni abbiano la scadenza, come i farmaci: servono a superare le prove, ma svaniscono subito, appena i neo dirigenti si trovano a dirigere una scuola, se il loro livello, fatti salvi alcuni sporadici casi, è infimo sia culturalmente che professionalmente e perfino umanamente.
Ho avuto occasione di manifestare la mia perplessità circa la serietà delle commissioni, ma mi sentivo quasi tranquilla per l’oggettività che Formez avrebbe assicurato alla prova. Un’inchiesta dell’Espresso ha messo in discussione questa mia originaria tranquillità: stando alle notizie riportate dal noto settimanale (che, se vere, qualche preoccupazione la desterebbero) la società in questione è stata voluta dall’ ex ministro Brunetta per combattere illegalità e sprechi nella PA Tra i suoi dirigenti, a detta dell’autrice dell’articolo, figurerebbero: il presidente, Amalfitano, “intimo del ministro per un intreccio di favori reciproci, affiancato da G. Bernini, teorico della convivenza con la mafia, che dagli arresti domiciliari mantiene ancora l’incarico; membro del collegio sindacale è S. Castellaneta, intimo di Tarantini, accusato insieme a lui di associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione: i compensi dati dal ministro anti fannulloni a questi individui loschi ammonta a parecchi euro mensili, a cui vanno aggiunti carte di credito, appartamenti, altri benefit”
Se ciò fosse vero (si ripete) a costoro è stata affidata l’oggettività , la trasparenza delle procedure concorsuali e la selezione meritocratica! Ebbene, non solo non mi fido e non mi sento garantita, ma denuncio all’opinione pubblica fatti che sono sconvolgenti, almeno per le persone che credono ancora nel merito, nella serietà, nell’onestà.
Non è corretto che la selezione di futuri dirigenti ai quali è affidata oggi più che mai la responsabilità della scuola e quindi del futuro del Paese, avvenga in modo così iniquo, ambiguo.
E’ del tutto legittimo pensare che i solerti, straordinari “maestri”o abbiano allenato i docenti- discenti ad una gara di velocità, (se tutti o quasi tutti quei docenti non solo hanno superato la prova, ma hanno addirittura apertamente ammesso chi di aver finito in metà del tempo, chi di aver avuto la possibilità di fare la minuta e poi ricopiare), o abbiano fornito per tempo magari “utili informazioni” oppure si può dubitare dell’oggettività della correzione: come si potrebbe eliminare il dubbio circa un ipotizzabile traffico illecito di domande, di tracce, circa la spartizione di posti, circa una speculazione in atto? In Italia per diventare dirigenti basta dunque pagare questi geni della preparazione ai concorsi, o, come è avvenuto in precedenza e come ci si avvia anche questa volta a fare, gli avvocati a cui si affidano i ricorsi?
Per dirimere questa questione, per dissolvere qualsiasi ombra di dubbio, sarebbe non solo saggio, ma addirittura giusto e doveroso annullare una prova che è inquinata alle radici, che non garantisce nessuno.
Chi non è risultato idoneo ha il diritto di ricorrere perché, come ho cercato di spiegare, molte sono, a sostegno di tale orientamento, le argomentazioni che fanno pensare ad una prova inquinata dai furbetti del quartierino, dai truffatori della cultura, che poco hanno da invidiare a quelli della finanza o della mafia o del malaffare.
Mi chiedo poi, giusto per curiosità, se i noti “maestri” dichiarino al fisco i non indifferenti guadagni derivanti da queste lezioni, non volendo neanche ipotizzare che siano in nero!
Posso anche capire l’indignazione e la presa di posizione che porta gli idonei, (alludo però a quelli che effettivamente abbiano superato la prova con le loro forze e onestamente, che voglio pensare ci siano) a fare un contro-ricorso a tutela dei loro interessi, ma quanto avvenuto non può lasciare insensibile alcun cittadino onesto, perchè il solo sospetto che chi non merita e imbroglia possa trovarsi a ricoprire ruoli così importanti e di tanta responsabilità dovrebbe accomunare tutti i candidati in una battaglia che non è finalizzata ad interessi personali, ma alla comune istanza di legalità e di merito. Annullare la prova significherebbe dare a tutti coloro che seriamente ed onestamente si sono cimentati in questa impresa, la possibilità di misurarsi correttamente e con pari opportunità: se cosi avvenisse ci sentiremmo tutti più sereni, si valorizzerebbe il merito, si darebbe un segnale forte a tutti i furfanti e si potrebbe effettivamente sperare in un futuro migliore. Del resto chi ha superato una gara di velocità, se veramente è preparato, cosa avrebbe da temere qualora si dovesse annullare la prova? La forza del pensiero, della cultura vera non è un bene deperibile, ma è una risorsa che vive, cresce esponenzialmente, si arricchisce, non può assolutamente finire, né scemare.
So che le mie parole faranno levare cori di protesta e di indignazione, ma nella mia vita ho dato sempre la priorità a certi valori, fra cui anche il coraggio di denunciare, che, unito alla forza delle convinzioni, mi spinge ad assumere talvolta posizioni scomode, difficili e a rinunciare a “privilegi” il cui prezzo, quello del silenzio, del servile ossequio o del meschino clientelismo, sarebbe troppo alto per il mio modus vivendi: se dovessi macchiarmi di simili ignominie, non avrei più il coraggio di educare i giovani che mi sono affidati, né di guardare i miei figli!
Gli accadimenti di questi anni bui mi hanno indotto a rivalutare la lettura che dell’uomo, dell’italiano dà F. Guicciardini: l’uomo è guidato da un istinto che lo porta a sopraffare i suoi simili e questa così pessimistica visione dell’uomo spinge lo scrittore a proclamare la necessità di usare la discrezione, la capacità di scegliere, per salvarsi, per non soccombere, fra le situazioni quelle più favorevoli al proprio particulare. Gli italiani sono così, non hanno il senso del bene collettivo, sono guidati da fredde e spregiudicate logiche di utilità personali: il benessere del Paese, il riscatto dalla crisi che ci attanaglia passa solo attraverso un mutamento quasi genetico, il passaggio dal particulare al collettivo.
Per un paio di millenni abbiamo avuto un progresso materiale continuo, perché abbiamo accolto in parte il monito di Ulisse “ fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”: abbiamo però coltivato la conoscenza, non la virtù ed ora rischiamo di annullare il progresso se non poniamo mano a seguire anche la virtù!
Angela Guercio