Per non restare indietro è necessario un processo di alfabetizzazione di tutta la popolazione attiva a partire dai vertici istituzionali e aziendali. La “banda stretta” culturale può provocare effetti devastanti: l’ansia che il digitale possa essere più un distruttore che un creatore di posti di lavoro. Ad un parlamentare, alla guida di una commissione del Senato, è stato chiesto se in Parlamento si sa di cosa parla quando l’argomento è Internet. La risposta è stata onesta : “Sinceramente no, lo ammetto. Solo in pochi conoscono la materia”.
Di solito quando si parla di innovazione i politici si riservano il momento dei saluti iniziali e finali. Invece, in questi anni ho visto Brunetta battersi per la liberalizzazione dei dati delle pubbliche amministrazioni, ho ascoltato gli apprezzamenti del senatore Quagliarello nei confronti del crescente interesse per la rete durante il convegno “Il fattore Internet e le piccole e medie imprese”, ho seguito gli emendamenti del deputato Cassinelli per la modifica del ddl sulle intercettazioni, ho ascoltato anche le idee innovative di Riccardo Luna sull’open source e ho seguito la creazione del progetto Wikitalia…
Secondo l’European Benchmarking della Commissione Europea, nel 2010 la Pubblica Amministrazione italiana ha fatto buoni passi avanti in termini di e-government grazie al piano varato nel gennaio del 2009 per la sua modernizzazione. Anche a livello locale qualcosa si è mosso grazie alla promozione delle aree con wifi gratuito.
Ma la rivoluzione deve ancora avvenire e lo strumento è internet!
Bisogna utilizzare la potenza del web per affrontare i problemi con il sostegno di una “intelligenza collettiva” organizzata grazie ad Internet. Si tratta di un modello antico: l’agorà greca, solo che la piazza dove incontrarsi questa volta è una piattaforma tecnologica di comunicazione e collaborazione.
Secondo la conclusione del report 2010 della Elon University e del Pew Research Center, “le forme di cooperazione online accresceranno la disponibilità di governi, aziende, istituzioni ed organizzazioni no-profit a recepire e soddisfare più apertamente le necessità della popolazione”.
Per attivare la partecipazione dei cittadini è innanzitutto necessario adottare la trasparenza radicale: Open Parlamento dimostra che farlo è utile, è possibile e non è costoso.
Le informazioni puntuali sulle attività di Sindaco, Giunta e Consiglio creano un forte legame tra gli amministratori e i cittadini. Sapere cosa accade nel proprio Comune e seguirne con tempestività le iniziative e gli sviluppi, diventa semplice, immediato e soprattutto alla portata di tutti. Soltanto in questo modo è possibile sviluppare occasioni di comunicazione e collaborazione in cui cittadini e rappresentanti potranno confrontare idee, opinioni e soluzioni.
Al giorno d’oggi, la pubblica amministrazione che si limita ad avere dei siti dove i cittadini possono ottenere informazioni e richiedere certificati offe un servizio utile ma usando soltanto una parte infinitesima della potenza della rete, alimentando la sfiducia e il distacco verso l’azione politica. Partecipare significa avere non più la speranza, bensì la certezza, che le cose possano migliorare.
Un altro requisito è la liberalizzazione dei dati. La strategia presentata dal Ministro Brunetta prevede il portale nazionale dei dati aperti della pubblica amministrazione www.dati.gov.it e il Vademecum sull’Open Data, un documento in cui vengono spiegate le ragioni per cui un ente deve “liberare” il proprio patrimonio informativo e vengono illustrati gli aspetti di cui tenere conto in tale processo.
“L’accesso alle informazioni aiuta la gente ad aiutarsi” (cit. Kosta Grammatis). E su questo fronte i dati della Pubblica Amministrazione possono diventare un fortissimo motore di sviluppo economico ma anche di identità e coesione sociale.
Siamo pronti per questa rivoluzione? In alcune amministrazioni sono già in via di attuazione una serie di progetti per l’adozione di strumenti di Open Government. Ma ancora c’è tantissimo da fare. Soprattutto nei comuni. Perché è a questo livello che la politica diventa risoluzione di problemi di vita quotidiana di ciascuno di noi.
Nel nostro territorio, non si sono mai affrontate queste tematiche. La separazione tra una società che si digitalizza e chi, deputato a prendere decisioni, guarda a questo processo senza comprenderlo è un rischio che non vogliamo correre.
Poiché la discussione teorica potrebbe essere fine a se stessa, ritengo sia opportuno integrare tali principi con delle proposte reali e attuabili in breve tempo.
1. Liberalizzazione dei dati della pubblica amministrazione.
Si tratta di un approccio diretto a rendere disponibili dati pubblici per successive elaborazioni personalizzate: i dati forniti possono essere riutilizzati e ridistribuiti gratuitamente, grazie all’adozione di licenza "Italian Open Data License" (IODL) che mira a facilitare il riutilizzo delle informazioni pubbliche nel contesto dello sviluppo della società dell'informazione.
Esempio: Localizzazione siti archeologici, Flussi turistici, Strutture ricettive, Elenco enti e associazioni, Attività del consiglio comunale.
2. Il sindaco 2.0
Uno spazio all’interno del sito del comune della città che sia terreno di dialogo (“blog”) per discutere con i concittadini di temi locali, ma anche per stabilire un canale comunicativo diretto e immediato su temi importanti che coinvolgono le vite delle persone. La caratteristica fondamentale è che si tratti del blog di Mister X sindaco di Marsala e non del blog di Mister X: spiegare i modi, le ragioni, i pensieri, gli obiettivi, le intenzioni con i quali Mister X cerca di svolgere ogni giorno nel miglior modo possibile il compito di sindaco.
Tempismo, comunicazione non mediata e alta garanzia di interazione sarebbero dei cardini per stabilire un rapporto di fiducia reciproca tra i cittadini e chi amministra la città.
3. Ideario per Marsala
Si tratta di uno strumento di “crowdsourcing amministrativo”, ovvero di creazione e suggerimento di proposte “dal basso”, da parte dei cittadini. Un'iniziativa in cui gli utenti presentano le loro proposte per la città, che, divise per categorie, possono essere discusse, criticate, commentate, votate online.
Per inserire la propria idea, basta registrarsi con un indirizzo e-mail sul sito e poi scrivere il proprio post. Su ogni idea poi è possibile dire la propria con un commento o votarla, cliccando sul simbolo del pollice in alto (proprio come la funzione 'mi piace' di facebook) per dire "sono d'accordo", o sul pollice verso il basso, per dire "non sono d'accordo". Per garantirne l’efficacia nel tempo è necessario che l’amministrazione sia in grado di fornire risposte, anche sotto forma di commenti, alle idee che vengono presentate.
Da una prima ricerca ho notato che il servizio, già utilizzato da altre città, è gratuito per un uso di base, mentre per avere funzioni in più è necessario pagare mensilmente una quota.
Esempi: http://oratoccaanoi.ideascale.com/ (Cagliari) - http://innovazioneudine.uservoice.com (Udine)
4. Partecipazione a Decoro urbano.org
Decoro Urbano è uno strumento partecipativo per la segnalazione di situazioni di degrado urbano di qualsiasi tipo. Sono disponibili applicazioni gratuite scaricabili da App Store e da Android Market per l’utilizzo tramite dispositivi portatili.
Roberto Ragona, membro del direttivo Giovane Italia Marsala