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16/11/2011 17:03:31

Il 2 dicembre, a Marsala, presentazione del libro di Benedetta Cosmi

Venerdi 2 Dicembre ore 17 incontro con l'autore nelle Cantine Donna Fugata, visita della cantina, presentazione con l'associazione, i cittadini e la stampa, e aperitivo con assaggi dei vini

Affinché non siano gli ultimi ciack della tradizione.  W la comunicazione, che non vuol dire solo e tanto il passaggio ai nuovi media quanto il recupero del dialogo? con i testi.

Quando si chiede discussione nelle nostre aule scolastiche dai miei studi so con altissima percentuale che si cerca un richiamo contestualizzabile al fare quotidiano; anche da qui l'esigenza di non separare la lettura dell'oggi e dei giornali da quelle...materia di studio.

La scuola deve essere un palinsesto a tempo pieno.  E al pari dei suoi più allarmanti rivali, che operano in fin dei conti anche nella formazione e nella socializzazione (perché incidono e come), deve esserci sempre: immaginate quante ore offre la tv e quante invece la cultura istituzionalizzata e chiamata scuola. Certo questo vuol dire trovare degli alleati fuori. Non si può immaginare che sia la scuola h 24. Ma stringere connessioni con le biblioteche della città significa pensare al famoso life long learning.

Gli altri "Amici" che vanno a scuola... si vedono molte più ore: se la tv è una cattiva maestra tanto vale conoscerla per difendersene.

Bisogna allenare al dibattito.

Riflettere sugli agguati che la scuola subisce negli ultimi anni e si chiamano tagli...sbagliati; anche i viaggi d'istruzione sono apostrofati male ad oggi. Sono una parentesi, sembra che la funzione educatrice entri in stand by, invece dovrebbe essere un modello, un incoraggiamento a frequentare i luoghi della cultura, ad assaggiare il gusto per l'arte, per indirizzare, soprattutto, il tempo libero dei nostri studenti!

La sfida della scuola è farsi amare nei tempi morti, farsi incrociare nei week end, farsi trovare aperta e disponibile al dialogo partendo dalle pagine della letteratura, dai quesiti della Fisica, dall'approccio induttivo o deduttivo della matematica, insomma bisogna calcolare quanto ci abbiamo perso a monopolizzare gli studenti ognuno per le poche ore in cui si era in cattedra e abbandonati a se stessi fuori, senza metodo! Certo le responsabilità delle famiglie sono notevoli; ma per chi crede che studiare significhi anche dare un senso in più, un mezzo in più, per difendersi allora sarà d'accordo che è vecchia già l'idea di lezioni dalle 8.20 di mattina e una scuola che chiude i battenti per tre mesi. In una concezione di diritto allo studio significa discriminare chi può permettersi di fare corsi all'estero per l'estate e chi invece senza stimoli sta in balia. Certo non andrebbe bene quella concezione di lezione frontale, che tiene seduti per 5 ore, dove la camminata più lunga che si fa è verso la cattedra o per aprire la finestra. Bisognerebbe cambiare il calendario. Pensare allo sport. Terminare l'intervento così darebbe l'alibi di pensare che senza strutture scolastiche diverse non si possa cambiare il ritmo. Invece ciò che a costo zero si potrebbe sperimentare almeno per un progetto formativo sarebbe rivoluzionare gli orari di ingresso: trasformare le mattine scolastiche con lo stile che ad oggi appartiene ai rientri pomeridiani: recupero; analisi e ricerca; tanti piani dell'offerta formativa tarati su teatro, conferenze. Fare quindi di quelle tante esperienze fondamentali inventate in questi anni l'essenza della scuola! Non considerandole più secondarie, accessorie bensì imprescindibili, fondamentali per la formazione dell'individuo, per lo sviluppo del carattere e del senso civico. Riflettendo su i dati delle indagini Ocse Pisa e su i luoghi di maggiore successo nell'Europa o in Canada per esempio si vedrà che caratteristica fondante è avere poche materie uguali per tutti e le altre a scelta dello studente, senza indirizzi! Così prescrittivi. Così discriminanti. Nell'Ontario per esempio sarebbe stato possibile scegliere di seguire il corso di greco e anche quello di falegnameria.

Chi lo dice che sia giusto separare nettamente il percorso umanistico da quello economico?

Quando un liceo Classico fa rinunciare alla economia politica, alla pedagogia e sociologia, ma si può persino arrivare a fare a meno del Greco in alcuni istituti per esempio al Lucrezio Caro a Roma, dove è stato sostituito in alcune sezioni dalla terza lingua, [...] siamo dinanzi ad una crisi di identità forte che mi fa pensare sia meglio lasciar scegliere alle inclinazioni dello studente.

Benedetta Cosmi



Native | 2024-10-02 09:00:00
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