Aver passato più tempo sui banchi di scuola o comunque avere una buona cultura fa bene alla salute. Insomma, ci si ammala di meno quando si sa di più. E se, in generale, le differenze socio-economiche tra individui – dettate da un mix di istruzione, occupazione e reddito – sono spesso associate ad alcune patologie e a diversi fattori di rischio per la salute, l’istruzione si rivela un elemento chiave. In particolare quando si parla di diabete, asma e bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, obesità e persino di incidenti in casa, a scuola e durante le attività ricreative. Sono alcuni risultati preliminari del progetto pilota Echim (European Community Health Indicators Monitoring), illustrati nel corso del meeting tenutosi a Roma il 21 e 22 settembre 2011 presso l’Istituto superiore di sanità.
Le differenze si sentono anche nella prevenzione. Per esempio gli anziani con un basso livello di istruzione tendono a non sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale e sono le donne con un livello culturale più elevato a fare di più lo screening per il tumore al seno e al collo dell’utero. I dati europei risentono sicuramente, spiegano i ricercatori, dei limiti legati alla complessità e frammentazione dei diversi sistemi di welfare, elementi che non favoriscono il completo confronto. “Ma lo sforzo del gruppo di ricerca Echim – spiega Emanuele Scafato, direttore del reparto del Cnesps Salute di popolazione e suoi determinanti che ha condotto lo studio nel nostro Paese – ha consentito di delineare la rilevante influenza del livello socio-economico e di istruzione in particolare, sulla maggiore frequenza di malattia non solo in Italia, ma in tutti i Paesi coinvolti nell’indagine”.
“In estrema sintesi – continua – si conferma che salute e welfare sono strettamente collegati. Programmare dunque a livello comunitario politiche sanitarie utili a ridurre la variabilità di quei determinanti socio-economici comuni per le malattie croniche gioverebbe alla salute di tutti i cittadini europei e favorirebbe la diminuzione dei gradienti di disuguaglianze in salute emergenti dall’analisi dei dati”. L’importanza di questo studio, portato avanti nel corso del 2011, “è consistita – spiega ancora Scafato – nella definizione, attraverso un percorso partito nel 1998, di un sistema condiviso di monitoraggio della salute in Europa”. Ne è risultata una lista di 88 indicatori chiave (la Short List Echi), tra cui diabete, depressione, indice di massa corporea, asma e Copd, pressione sanguigna, abitudine al fumo, consumo di frutta e verdura.
Questi alcuni risultati:
- Diabete. Tra i cittadini con bassa istruzione il 6,7% ha dichiarato di avere il diabete contro il 2,1% di pazienti diabetici riscontrato tra chi aveva un elevato grado di istruzione.
- Depressione. Si è dichiarato depresso il 6,3% dei meno istruiti contro il 2,6% di pazienti con maggiore cultura.
- Asma. Il 3,6% di chi ha studiato meno contro il 2,5%.
- Bronco-pneumopatia cronica ostruttiva. Tra coloro che hanno bassa istruzione il 5,3% ha dichiarato di esserne affetto contro l’1,4% di pazienti con un più alto grado di istruzione.
- Pressione arteriosa. Tra chi si è mostrato scarsamente qualificato dal punto di vista dell’istruzione il 22% aveva la pressione alta contro il 9,4% di coloro con valori elevati tra i più istruiti.
- Incidenti. Tra quelli che hanno bassa istruzione il 6,3% ha dichiarato di essere vittima di incidenti domestici e in ambito scolastico durante le attività ricreative contro il 5,1% di riscontrato tra chi aveva un elevato grado di istruzione.
- Fumo. In questo caso la forbice si accorcia: tra i meno istruiti fuma il 21,1% e tra i più istruiti il 20%.
- Consumo di frutta e verdura. Tra i meno istruiti ne consuma il 79,4% e lo fa una proporzione identica (79,4%) tra i più istruiti. Per la verdura, tra i meno istruiti ne consuma il 57,8% contro il 62,5% tra i più istruiti.
Il progetto Echim, finanziato nell’ambito del Programma dell’Unione europea d’azione comune nel campo della sanità 2008-2013, è coordinato a livello europeo dal National Institute for Health and Welfare di Helsinki, e condotto per l’Italia dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Iss. Partecipano inoltre il Robert Kock Institute di Berlino, il National Institute for Public Health and the Environment di Bilthoven e il Centr for Health Information-Institute of Hygiene di Vilnius.
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