Ma in cui il settore terziario dimostra una tenuta più forte dell’intero Sud e dove le potenzialità del settore geotermico e uno stanziamento di 15 miliardi di euro per completare il piano di grandi infrastrutture potrebbero contribuire in modo determinante al rilancio economico dell’isola. E’ quanto emerge da un’analisi SVIMEZ su dati Istat e del Rapporto SVIMEZ 2011 presentati oggi a Palermo dal Direttore Riccardo Padovani e dal Vice Direttore Luca Bianchi nel seminario “Dopo il Rapporto SVIMEZ 2011: riflessioni su emergenze e potenzialità per la ripresa del Mezzogiorno” nell’ambito delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, a Palazzo Steri. Il Pil siciliano nella crisi – In termini di prodotto, nel pieno della crisi, dal 2008 al 2010, la regione ha segnato in media – 1,1%, un segno negativo decisamente più contenuto del dato meridionale (-2,1%) e del Centro-Nord (-1,7%). Relativamente al 2010, la situazione è stazionaria (+0,1%), in linea con il dato meridionale (+0,2%), decisamente distante dalla media dei Paesi Ue (+1,8%). E il 2011 non fa ben sperare: in base alle previsioni SVIMEZ-IRPET, il Pil nazionale crescerà dello 0,6%: in particolare, dello 0,8% al Centro-Nord e dello 0,1% nel Mezzogiorno. In Sicilia, situazione stagnante (+0%). Va però rilevato che in dieci anni, dal 2001 a 2010, il recupero del gap di sviluppo siciliano è stato il più forte tra le Regioni meridionali. Fatto pari a 100 il Pil del Centro-Nord, la Sicilia, che segnava nel 2001 il 54,7% è salita nel 2010 al 58,6%. I settori: la sorpresa del terziario – A livello settoriale, nel 2010 nella regione, si registra un sostanziale calo del valore aggiunto nell’industria (-1%, rispetto a -0,3% del Mezzogiorno), con un segno negativo molto forte nelle costruzioni (-6;6%, rispetto a - 5% della media meridionale).
Totalmente ferma in Sicilia l’agricoltura (0%), a fronte di una performance positiva per il Mezzogiorno (+1,4%), doppia rispetto alla media del Centro-Nord (0,7%). Tengono invece i servizi (+0,6%), rispetto a una media meridionale del +0,4%. Negli anni della crisi, dal 2008 al 2010, la Sicilia in questo settore dimostra una tenuta in controtendenza rispetto al Mezzogiorno (+0,6% rispetto a -2,9%) e al Centro-Nord (-1,7%), che contribuisce, si legge nella nota, “a compensare in significativa misura i risultati sfavorevoli in tutti i restanti settori di attività”. Occupati – Tra il 2008 e il 2010 l’Italia ha perso 532mila posti di lavoro. Di questi, la maggioranza, 280mila, nel Mezzogiorno, e ben 40mila nella sola Sicilia. In particolare, quasi 17mila nell’industria. In percentuale, in due anni la Sicilia ha perso il 12% dell’occupazione industriale (media meridionale, -13,8%). Numeri ben più pesanti se osservati secondo un altro criterio: con il 6,3% di occupati in regione sul totale nazionale, la Sicilia ha subìto il 7,5% delle perdite, una dinamica in linea con la bilancia sfavorevole del Mezzogiorno (dove si concentrano il 30% degli occupati ma ben il 53% delle perdite). Nel 2011 l’occupazione sembra recuperare. In base a dati SVIMEZ, nei primi sei mesi dell’anno gli occupati sono cresciuti di oltre 100mila unità in Italia.
Di questi, 77mila al Centro-Nord e 24mila nel Mezzogiorno. In testa alla classifica Puglia (+23mila unità) e Abruzzo (+15mila unità), seguiti dalla Sicilia, con 9mila nuovi occupati. In termini percentuali, gli occupati in Sicilia crescono nel 2011 dello 0,6%, un dato superiore alla media meridionale (+0,4%) Oltre 325mila disoccupati nascosti – Ma la realtà dell’occupazione è molto più complicata: nel 2010, se consideriamo anche coloro che “pur non facendo azioni dirette di ricerca di occupazione sono disponibili a lavorare”, il tasso di disoccupazione corretto dell’isola sarebbe più che raddoppiato, passano dal 14,7% ufficiale al 28,9%. In altri termini, ai 248mila disoccupati ufficiali andrebbero aggiunti i 326mila “nascosti”, non conteggiati nelle classifiche Istat. In questo modo in valori assoluti i disoccupati siciliani schizzerebbero a 582mila. Sempre a livello regionale, deve far riflettere che l’occupazione standard interessa soltanto poco più di una persona su 4 in età da lavoro (27,4%) In questo contesto, la situazione giovanile e femminile assume connotati tragici: nel 2010 il tasso di occupazione di giovani (età 15-34 anni) è sceso nel Mezzogiorno al 39,9%, in Sicilia al 38,8% (contro una media nazionale del 52%). Dal 2008 al 2010 infatti le perdite di occupazione si sono concentrate nella componente giovanile, tenendo invece oltre i 35 anni (nel 2010 in Sicilia + 0,7%, più del doppio della media del Mezzogiorno, +0,3%) In più, solo una giovane donna su 5 in Sicilia lavora: qui il tasso nel 2010 si è inchiodato al 20,6%, tre punti più basso della media meridionale (23%), e 18 punti al di sotto della media nazionale, già di per se preoccupante (38%)