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03/11/2011 05:09:21

D'Alì, il 16 dicembre si decide sulla richiesta di rinvio a giudizio

Il Gup di Pelermo Gianluca Francolini dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio emessa un paio di settimana fa dai sostituti procuratori Paolo Guido e Andrea Tarondo e dall’aggiunto Teresa Principato.

L’inchiesta è iniziata qualche anno fa e la Procura di Palermo per due volte ha chiesto l’archiviazione delle indagini a carico del senatore trapanese. Il gip invece, ultima volta a giugno, ha rigettato la richiesta evidenziando nuovi elementi su cui lavorare.
D’Alì, ex sottosegretario all’Interno e oggi presidente della commissione Ambiente a Palazzo Madama, secondo i magistrati avrebbe “messo a disposizione di Cosa nostra le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di senatore e di sottosegretario” e “intrattenuto fin dai primi anni '90, anche ai fini della ricerca del sostegno elettorale, rapporti diretti o mediati con esponenti di spicco della mafia come il superlatitante Matteo Messina Denaro e il boss Vincenzo Virga”.
In particolare la parte iniziale dell’inchiesta ruota attorno all’ancora latitante Messina Denaro. Antonio D’Alì è esponente di una della famiglie più potenti in provincia di Trapani, tra banchieri, politici e proprietari terrieri.
Matteo Messina Denaro, attuale numero uno di cosa nostra, lavorò infatti, col padre Francesco Messina Denaro, come campieri nelle tenute di Castelvetrano della famiglia D’Alì. Ci sono anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia a tenere in piedi l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il castelvetranese Francesco Geraci, gioielliere di Totò Riina, ha raccontato agli inquirenti di una presunta vendita fittizia di un terreno, in contrada Zangara a Castelvetrano, a uomini di cosa nostra.
Altre vicende riguardanti il senatore sono invece emerse nei processi sui lavori da 100 milioni di euro al porto di Trapani in occasione dell’America’s Cup del 2005. Le carte dell’inchiesta trattano anche la vicenda  dell’ex Prefetto di Trapani Fulvio Sodano, improvvisamente trasferito dal capoluogo, nel 2003, dopo che aveva stoppato il tentativo della mafia di riappropriarsi della Calcestruzzi Ericina, azienda confiscata al boss Vincenzo Virga.

D’Alì, che ha sempre respinto ogni accusa, subito dopo aver appreso la notizia della richiesta di rinvio a giudizio si è dichiarato una persona onesta e serena. Il senatore trapanese è difeso dagli avvocati Stefano Pellegrino e Gino Bosco.