un modo, come ha rilevato il dott. Ignazio Aversa, per celebrare l’anniversario, ha voluto essere presente per dire che l’Unità si è fatta e si fa anche a tavola: «Il cibo – ha detto il prof. Mimmo D’Alessio, consigliere di Presidenza, responsabile rapporti con il Sud – è la cosa che ha più unito l’Italia in questi 150 anni». In un’indagine, promossa di recente, il 46 per cento degli italiani si sente, infatti, tale grazie al cibo. Attorno a esso – ha detto la prof. Donatella Lippi, storica della cucina e Direttore del Centro di Medical Humanities, Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze – si recupera una tradizione del territorio, come ben ha fatto Pellegrino Artusi nel realizzare il Codice Alimentare dell’Italia Unita in cui fa un mix tra cucina del Nord e quella del Sud, unendo cucina locale a quella nazionale e realizzando una sorta di compromesso fra tutti i sapori: «Il locale e il globale devono esser viste come facce della stessa medaglia, facendo passare il tutto attraverso il linguaggio che è quello che veramente unisce». E i piatti italiani, soprattutto pasta e pizza, sono quelli che nel mondo hanno unito i popoli; i ristoranti italiani all’estero sono numerosissimi, anche se di piatti e cibi italiani non hanno nulla, però «Uno su quattro sono prodotti italiani», ha detto Marino Niola, docente di antropologia dell’alimentazione.
Gli interventi della prof. Oretta Zanini Di Vita, giornalista e storica della gastronomia e del dott. Mario Ursino, coordinatore territoriale dell’Accademia, per la Sicilia Orientale, hanno messo in evidenza le ricette del tricolore, passando attraverso i piatti regionali. Ursino ha evidenziato l’importanza, nell’economia della tavola, della storia della Sicilia, grazie alle diverse dominazioni, e come la cucina siciliana, proprio per la sua varietà, sia stata un supporto alla cucina mondiale e abbia avuto un influsso in quella italiana, favorita dall’inventiva dei suoi abitanti.
La scelta del luogo del Convegno ha testimoniato il connubio strettissimo che esiste tra tavola e cultura, in particolare tra gusto e arte; non a caso la Direttrice del Museo, dottoressa Valeria Li Vigni, ha presentato le opere d’arte raffiguranti i piatti e ciò che ha avuto a che fare con la tavola: scene conviviali e alimentari. Sulla stessa scia si è soffermato il prof. Sebastiano Tusa, soprintendente per i Beni Culturali di Trapani, il quale ha ripercorso il cammino storico che ha legato l’uomo alla scelta del cibo nel Mediterraneo, passando dalla caccia alla pesca e, poi, all’economia agricola (produzione del grano, della birra, del vino…).
D’Alessio, nel terminare i lavori, ha ricordato il ruolo dell’Accademia della Cucina che non solo è nata per un fatto d’unità e per tutelare i valori del cibo difendendo la cultura di un popolo ma essa deve contribuire a creare un dialogo tra i popoli perché, ed è una prerogativa, la cucina deve esser fatta d’amore e di tempo: l’amore ci avvicina, il tempo dà spazio agli altri e valorizza le diversità.
Salvatore Agueci