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26/10/2011 10:44:12

Il "siciliano" Giuseppe Fava


Pippo Fava ha scritto pagine di storia siciliana che in tanti hanno già letto e che tutti dovrebbero leggere, perché servono, servono a crescere nella determinazione ad essere liberi, a guardare in faccia la realtà e a volerla cambiare.

Servono per rintracciare la bellezza delle anime, la direzione della speranza, l’origine della volontà ed il piacere di assecondarla. I suoi “ragazzi” de “I siciliani” hanno avuto la fortuna di frequentare la più affascinante scuola di vita e di giornalismo. Noi abbiamo, oggi, la fortuna di rileggere, tra le tante altre, alcune righe tratte da un suo delizioso romanzo “La ragazza di luglio. Il girasole edizioni. Valverde. 1993 in cui Pippo Fava racconta di Angelo Pitorru quando stavano arrivando gli Alleati, nel 1943, per liberarci.

“Angelo Pitorru è l’uomo più piccolo del paese, così piccolo che non lo hanno voluto nemmeno per fare il soldato … hanno preso anche gli orbi e gli sciancati ma Pitorru non poteva proprio servire a niente. Fa tutti i lavori più umili della campagna, come una bestia, miete, semina, raccoglie le olive, le fascine, il letame. Non sa leggere e scrivere, è proprio come un animale. (Il capitano Belcore) ogni sera si divertiva anche lui con Pitorru. Diceva che quella bestia umana era l’essere umano più intelligente del paese. – Pitorru … e qual è la cosa più bella della vita? Ogni sera gli chiedeva la stessa cosa per avere la stessa risposta e infatti il minuscolo contadino fece con il pugno chiuso un piccolo gesto, per significare l’amore. Ma con quel riso il suo gesto non era volgare, anzi stranamente pieno di tenerezza. E dimmi – Pitorru – tu sai fare all’amore? -  Signorsì capitano! Ogni sera prima di dormire! La domenica anche quando mi sveglio! – E tua moglie che dice? – Mia moglie è contenta … - Ma tu a chi vuoi bene più di tutti? – Io voglio bene prima a mia moglie, poi ai miei figli Paolo e Turiddu e poi alla casa … E poi a chi vuoi bene? – Poi voglio più bene ai muli! E poi? E poi al duce”. [ … ] Una bomba polverizzò la casa di Angelo Pitorru e in un\ lampo morirono la moglie, i due figli e i due muli. [ … ] Il carro armato continuava a corrergli incontro e Angelo Pitorru continuò ad andare incontro al carro armato, alzò il fucile ed esplose insieme i due colpi, l’ufficiale restò con le braccia spalancate in cima alla torretta, col petto ed il viso sfondati dalla lupara e quasi nello stesso attimo il carro armato travolse Angelo Pitorru e lo schiacciò”. 

Elio Camilleri