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11/10/2011 09:45:23

Scrive Diego Maggio, su sogni e bisogni

Alla prima reazione di stizza, subentra in me l’orgoglio di appartenere ad una comunità cittadina che ha tanta fame di cultura e conoscenza. Ma mi chiedo: quante copie saranno finite in mano a chi ci amministra? Quanta consapevolezza avranno preso di ciò che accade altrove? Hanno letto solo di Amanda e Melania o Lavitola e Tarantini, oppure anche di Vancouver e Auckland o di Renzo Piano e Santiago Calatrava?
Da alcuni anni a questa parte, mi accade di usare con una certa frequenza la valigia e (bruciandomi così parecchi giorni di ferie) salgo su qualche volo per raggiungere luoghi lontani: nei quali vado talvolta a presentare un mio libro, talaltra a promuovere i nostri prodotti e, comunque, a raccontare la mia terra. Al check-in o a bordo, incrocio sempre lo sguardo indaffarato di qualche … operatore della politica locale. E ne traggo motivo per interrogarmi: sono così frequenti ‘sti congressi di partito? Gli resterà tempo per visitare gli esempi virtuosi di urbanistica, di cultura, di civiltà così diffusi a nord del Rubicone o fuori dai confini nazionali? Scacciando u’ malu pinzeri che siano attratti solo da indennità e serate di gala (magari condite da dopocena… piccanti), mi auguro con tutto il cuore che ne trarranno spunto anche per applicare qui – allorquando eroicamente ritornano – nuove idee, soluzioni brillanti e progetti di sviluppo, nonché giuste distanze fra cubature, costanti manutenzioni del verde pubblico, riconversioni dei bagli e percorsi museali.
Ma, guardandomi attorno, devo riconoscere che quella penuria di giornali e quegli incontri di viaggio mi hanno procurato soltanto illusioni. Infatti, non ho ancora visto qui alcuna riproduzione del positivo che altrove esiste, nessun “copia e incolla” delle esperienze edificanti che è possibile toccare con mano e vedere con i propri occhi visitando, ad esempio, le ospitali cascine del Chianti, l’ordinato centro storico di Pavia, l’acculturato patriottismo di Torino, la consolidata aggregazione fieristica di Verona, la raffinata ruralità della Franciacorta …
Ho raccolto, nei giorni scorsi in una e-mail, le confidenze di un amico, ottimo pensatore per imprese e pubbliche amministrazioni e anch’egli deluso per il mancato ascolto delle sue idee da parte dei politici “Il vero problema è costituito proprio da questa classe dirigente che non è in grado di recepire i messaggi: tutto è fattibile, di tutto si può prevedere ogni aspetto organizzativo, costi e benefici, strategie e finanziamenti. L’unico problema – mi ha scritto – è la testa di chi governa le nostre comunità: perché non è capace di capire, perché pensa solo al proprio orticello, alla propria rielezione, alla propria carriera”.
Anche a me è successo di riscuotere indifferenze di questo genere: quando, alcuni anni fa (e qualche testata locale mi pubblicò l’idea), proposi di adottare un “piano regolatore delle campagne”, quel Sindaco mi rispose (in pubblico) che lui i giornali non li leggeva. Seppi – dopo - che il mio progetto era arrivato in Giunta, ma lui e il suo vice (malgrado agli altri piacesse) ne ordinarono l’accantonamento perché portava la mia firma e non proveniva da qualche loro consulente (magari… candidato al Nobel e comunque ben pagato).
Con la stessa sagacia e lungimiranza, i contemporanei che reggono il timone della cosa pubblica in questo territorio, nulla hanno fatto davvero per sostenere la mia proposta di far dichiarare il Marsala quale vino dell’Unità d’Italia. Qualcuno ha addirittura boicottato l’idea! Che cosa ci hanno guadagnato? Ora che l’anno del 150° sta per concludersi, non è stata tutta la città a perdere una grande occasione? E che ne è di Marsala & Mozia patrimonio dell’umanità?
E’ arrivato il momento di mandare a casa non solo il premier, ma anche tutti quella moltitudine a cui, anche qui, si deve questo degrado del pensiero e della convivenza. Ma, per riuscirci, non basta indignarsi (restandosene a casa, magari dietro una tastiera da computer o a sfogliare un album di ricordi). Dobbiamo mettere insieme la nostra rabbia e le nostre intelligenze, costituire un grande gruppo di persone credibili e disponibili.
Per invertire la rotta di questa navigazione “a vista”, bisogna concepire finalità e strutturarne la realizzazione. Non è proibito puntare ad alti obiettivi. Anzi, è obbligatorio!
Le grandi civiltà – è vero – non nascono in un giorno. Noi, infatti, abbiamo più di tremila anni di storia.E non possiamo andare alla deriva rassegnandoci a quest’inedia da sottosviluppo!
Anni fa, scrissi un documento dal titolo “Mi dissocio dal nulla”. Ma, mentre il nulla si è alternato al governo, c’è stato chi – fuori dalla stanza dei bottoni - non ha mai smesso di tenere il cervello in esercizio, di progettare e di proporre. Sento e vedo che molti altri condividono la stessa stanchezza del niente che ci circonda, ma anche la stessa voglia di cambiare questo … destino gattopardesco, di incidere sul corso delle cose, di rimediare a questa deriva delle coscienze. Mettiamoci insieme, dunque. Superiamo gelosie e schieramenti.
Se non avessimo fatto a gara per dividerci, certe mediocrità non avrebbero mai preso le redini. Se non ci fossimo lasciati sopraffare dalla schifiltoseria e dalla rinuncia, nell’agone politico locale ci sarebbe ben altra qualità. Se, nelle votazioni, avessimo fatto funzionare l’intelligenza della marsalesità, avremmo una rappresentanza parlamentare proporzionata alla quinta città della Sicilia.
E, invece, teniamo fede a quell’atavico masochismo che ci ha fatto meritare … l’affissione degli asinelli in Piazza Loggia!
E, invece, ci accontentiamo di questo vivacchiare che ci costringe a fare i conti con gli squallidi sterrati del demanio marittimo, i canneti … pre-alberghieri di Salinella, le macerie del bombardamento alleato del ’43, la strettoia improvvisa di via Verdi (che parte a doppia carreggiata e si conclude ad imbuto), le guarnigioni sventrate dell’Aeronautica alla Circonvallazione e alla Marinella, le impresentabili catapecchie del Salato, l’inutilizzabilità del Palazzetto dello Sport, i ponteggi per i prospetti eternamente erosi dal salmastro, il Parco Archeologico che non decolla mai, le cave preistoriche dove si è scaricato l’indicibile, l’acqua pubblica all’arsenico, i vigneti che producono … perdite, gli alberghi kitsch e i ristoranti troppo cari, le contrade lasciate languire nell’isolamento, i disabili dimenticati, gli “ultimi” buttati via a morir di fame …
E, invece, potremmo (e potremo) avere – per esempio - il più bel lungomare dell’isola! Perché non rendere balneabile tutto il tratto dalle Due Rocche a Sibiliana? Cos’ha la nostra costa, meno di Cannes? Perché non far diventare questa nostra litoranea sud la Promenade des Anglais del Mediterraneo meridionale? Non sono tutti stabilimenti inglesi quelli del frontone a fianco della Florio?
Perché non far diventare Marsala città turistica in senso pieno? Cosa ci manca per istituire qui (come in Costa Azzurra e a Venezia) una Rassegna cinematografica di livello internazionale? Perché la prima vera città italiana del vino non ha una sua vera Casa del Vino e una sua degna Fiera del Vino? Dobbiamo aspettare che draghino il porto per collocare qui un evento mondiale sulla vela sportiva? Quale statua dobbiamo ancora scoprire nei nostri fondali prima di cominciare ad emulare (turisticamente) la Reggio dei Bronzi di Riace e la Mazara del Satiro Danzante? Cosa abbiamo meno di San Vito Lo Capo per non inventarci una kermesse gastronomica analoga al geniale Festival del Cuscus? Quanti soldi ci vogliono per trasformare questi binari antidiluviani in una efficiente metropolitana di superficie e senza passaggi a livello?
Sono tutti interrogativi, non retorici, ai quali si può dare risposta con i fatti. Sono tutti (questi e molti altri) sviluppi possibili. Non certo sogni da visionari.
E, oramai, non possiamo più delegarne la realizzazione ai nostri figli: perché se ne stanno andando via tutti!
11-10-11 Diego Maggio
 



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