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22/09/2011 04:33:30

Venerd́ apre il nuovo carcere di Favignana

"Un ottimo segnale - afferma Mimmo Nicotra, vice segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp - che apprezziamo per la forte valenza anche simbolica in un momento di crisi. Tuttavia il Dipartimento, per l'apertura della nuova struttura, ha assegnato ben 34 unità di polizia penitenziaria, che vanno a sommarsi ai precedenti formando un organico di circa 100 unità. Scende - conclude Nicotra - la capienza detenuti: dai 160 detenuti previsti nella vecchia struttura ai 120 previsti nella nuova".

Si tratta di una struttura moderna, soprattutto per il tipo di tecnologia: "Da un solo punto si governa tutta la struttura, ecco un esempio vero di vigilanza dinamica, inoltre in 4 mila metri quadrati si è costruito un carcere che in altri posti ne sarebbero serviti 40 mila metri, è costato 10 milioni di euro”. Così lo  ha descritto la delegazione UIilpa Penitenziari capitanata dal coordinatore regionale Gioacchino Veneziano.

La  Casa di Reclusione di Favignana sarà  intitolata al defunto collega agente scelto Giuseppe Barraco (deceduto a Favignana il 21 dicembre 1991 (Mavc alla memoria).

La nuova struttura renderà più umane le condizioni dei detenuti del carcere di Favignana, costretti attualmente in celle dieci metri sotto il livello del mare. Come racconta un detenuto: " Il carcere di Favignana è tutto sotto terra. Gli uffici, l’infermeria, le celle. Quando si dice toccare il fondo. Una vera e propria caverna. Sotto terra e senza finestre. Lì sotto, solo pareti intorno a noi.Lì sotto un muretto separava la cella dal cesso. Cesso con un piccolo fornello da campo per farci la pasta.Lì sotto c’era la muffa, l’umidità, gli intonaci che si staccavano. Lì sotto l’acqua non si può bere, perché è salata. È quella del mare. Una vita da sepolti vivi. Una vita sempre uguale e degradata, a cui non riesci ad abituarti. Ti senti una merda e non ti abitui a stare chiuso in cella (senza finestre) per 22 ore al giorno. Ti senti una merda e non ti abitui ai topi che stanno in cella con te. Non c’è mai abitudine alla perdita di dignità.Ti senti solo sgretolare piano, piano. Ti abitui a capire se il mare è mosso, perché le onde sbattono sui muri delle celle. Ti abitui a capire quando arriva l’aliscafo, perché un altro tipo di onda sbatte sui muri della cella. Ma non ti abitui a fare l’ora d’aria in un cortile che sta a 10 metri sotto terra. Cielo a quadretti anche di giorno e la fine del muro di cinta al livello del mare".