E' un magistrato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ma potrebbe gestire il processo di revisione per la strage di via D'Amelio in cui furono uccisi Paolo Borsellino ed i cinque uomini della scorta. Mancano poche settimane alla formalizzazione dell'avvio del processo di revisione per la strage del 19 luglio che già si intravedono non poche perplessità sulla sede in cui dovrebbe aprirsi il nuovo procedimento. A ricevere infatti la richiesta di revisione da parte della procura di Caltanissetta potrebbe essere Antonio Franco Cassata, Procuratore generale presso la corte di appello di Messina, che risulta però indagato per concorso esterno nell'ambito di un'inchiesta della procura di Reggio Calabria.
L'indagine nata a Messina e trasferita per competenza al di là dello Stretto ipotizza per il magistrato un rapporto pluridecennale con alcuni boss mafiosi di Barcellona Pozzo di Gotto. A chiamare in causa Cassata sarebbero due collaboratori di giustizia, uno dei quali Carmelo Bisognano già esponente di punta della mafia barcellonese. E lo scorso agosto i carabinieri del Ros hanno sequestrato numerosi atti presso la procura generale peloritana riguardanti i processi curati dall'ufficio diretto da Cassata. La vicenda potrebbe portare ad esiti imprevedibili se proprio a Messina finisse il processo di revisione per la strage, scaturito dalle rivelazioni del collaboratore Gaspare Spatuzza su cui dal 2008 indaga la procura di Caltanissetta. La sede naturale del nuovo dibattimento sarebbe infatti Catania dove però si è già svolto uno dei processi per la strage. Motivo per cui la revisione potrebbe approdare nella città dello Stretto. Qui Cassata ha trascorso gli ultimi vent'anni di una carriera più volte finita sotto i riflettori. Come nel 2000 quando il Csm aprì un procedimento disciplinare su alcuni interventi di Casstata nei confronti di un pm e di un ufficiale dei carabinieri per vicende giudiziarie che lo riguardavano. Il Csm tre anni dopo 'assolse' il magistrato, segnalando tuttavia il suo 'atteggiamento "interventista" in situazioni nelle quali le regole deontologiche avrebbero dovuto consigliargli di astenersi mantenendo un contegno consono alla funzione professionale svolta che impone riserbo e rispetto'.
Poi arrivò una precisa denuncia parlamentare. A presentarla furono Beppe Lumia del Pd al Senato e Antonio Di Pietro alla Camera, i quali indicarono i rapporti di Cassata con 'il boss incontrastato della mafia barcellonese, Giuseppe Gullotti' e 'un viaggio in auto a Milano in compagnia del boss Pino Chiofalo'. Elementi emersi nel corso delle indagini sull'omicidio del giornalista Beppe Alfano, che però non hanno precluso a Cassata l'ascesa fino al gradino più alto del tribunale messinese, la Procura generale. Il rapporto con il boss Gullotti, condannato definitivamente per l'omicidio Alfano, sarebbe nato all'interno di un circolo culturale 'Corda Frates', di cui il magistrato è stato presidente e principale animatore. Del circolo, peraltro, faceva parte anche l'ex estremista di destra Rosario Cattafi, avvocato e imprenditore, che secondo le indagini è stato 'inserito a pieno titolo, in una posizione di preminenza rispetto a quella dei semplici affiliati, in alcune organizzazioni criminali di tipo mafioso, quali la famiglia mafiosa di Benedetto Santapaola e la famiglia mafiosa di Barcellona'. Cassata è stato già una volta indagato, nel 2002, e in quella circostanza l'accusa venne archiviata. Ma non è l'unico magistrato messinese sotto inchiesta: con lui a Reggio Calabria, c'è anche Olindo Canali, iscritto nel registro degli indagati per falsa testimonianza aggravata per aver favorito, testimoniando davanti alla Corte di assise di appello di Messina, il boss Giuseppe Gullotti, già condannato come mandante del delitto Alfano.
Oggi di fronte all'eventualità che un magistrato indagato per mafia possa gestire il processo Borsellino arrivano le prime reazioni. 'Dal processo di revisione deve scaturire finalmente la verità sulla morte di Paolo Borsellino e non devono esserci ombre che avvolgano questo percorso di giustizia'. 'Sarebbe una bestemmia contro Paolo Borsellino se Cassata potesse mettere le mani su quegli atti che saranno trasmessi da Caltanissetta', denuncia Sonia Alfano, parlamentare europeo e figlia del giornalista ucciso. Un'evenienza che probabilmente solo l'intervento del Csm potrebbe scongiurare.
Tratto da: L'Unità