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07/09/2011 15:39:31

"Mazara del fallo" di Alessandro Accardo Palumbo

di Alessandro Accardo Palumbo - Lettera 43

Articolo completo La lapide per i caduti di Nassiriya affissa dal comune di Mazara del Vallo.

La lapide per i caduti di Nassiriya affissa dal comune di Mazara del Vallo.

Erano a Nassirya quel 12 novembre 2003, quando due automezzi imbottiti di esplosivo si sono lanciati contro la base Maestrale uccidendo 19 Carabinieri italiani. Il maresciallo Riccardo Saccotelli, il brigadiere Cosimo Visconti e l'appuntato Antonio Altavilla, in quell'attentato, sono rimasti gravemente feriti. Ma ora, superati lo choc e i problemi di salute, stanno bene. Peccato che, per il comune di Mazara del Vallo, i loro nomi risultino tra «i caduti per la patria».
TRE NOMI SBAGLIATI. Ebbene sì, succede anche questo, nell’Italia degli strafalcioni e della superficialità. L’amministrazione della città siciliana, in provincia di Trapani, ha affisso una lapide commemorativa su uno dei palazzi più in vista del Comune nel piazzale nominato proprio largo vittime di Nassirya, a due passi dal frequentatissimo lungomare. «Ai caduti di Nassirya la comunità mazarese, in memoria di», è ciò che si legge nell’introduzione del pannello in ceramica, datato 19 febbraio 2010. Ma i nomi dei caduti segnalati non sono 19, bensì 22. Tra questi, come si vede nella foto, figurano anche quelli di Saccottelli, Visconti e Altavilla.
OTTO ANNI E NESSUNA VERIFICA. La gaffe è opera di un'amministrazione guidata dal sindaco e deputato nazionale del Popolo della libertà (Pdl), Nicola Cristaldi. Che, cercato daLettera43.it, si è negato.
Una svista, quella di Mazara, resa ancora più grave dal fatto che proprio la Sicilia, più di tutte le altre regioni, ha pianto per quell’eccidio. Ben sei vittime, infatti, provengono dall'isola.

Il commento di Saccottelli: «Almeno qualcuno mi ha ricordato»

La lapide commemorativa affissa su un palazzo del comune di Mazara del Vallo.

La lapide commemorativa affissa su un palazzo del comune di Mazara del Vallo.

«Trovo la lapide molto funny (divertentendr.), uno scherzo divertente dei destino», ha detto a Lettera43.it Riccardo Saccottelli, pugliese che ora si è trasferito a New York, «l'errore è di certo sgradevole ma non per me. Forse ci saranno rimasti male soprattutto gli orgogliosi familiari dei defunti eroi. Visto che, secondo una delle vedove, io 'non merito di vivere'».
Più che nei confronti di Mazara, Saccottelli è polemico verso il Paese, che pare averlo abbandonato: «Se fosse per me premierei la città, unica in Italia ad avermi ricordato. Ho molti amici tra i Carabinieri siciliani e mi sono divertito a segnalare loro la svista. Per quel che mi riguarda, è quasi divertente: un giorno mi piacerebbe visitare Mazara e trovare ancora il mio nome». Non pensa che il comune debba scusarsi con i sopravvissuti erroneamente inseriti tre le vittime? «Un piccolo bigliettino ad Altavilla e Visconti forse sarebbe opportuno. Ma a me fa piacere che il mio nome resti li dov'è, tra i miei amici e nell’unica città che - a modo suo - ha voluto ricordarmi».
CONTRO I FALSI EROI. La scoperta della gaffe è opera di un conoscente di Riccardo Saccotelli, uno dei sopravvissuti alla strage che durante una visita in città si è accorto della svista e ne ha dato comunicazione al blog Mazaraonline.it. «Vorrei farvi sapere che forse per uno sgradevole errore l’Italia da quattro soldi si è ricordata che oltre ai deceduti ci sono stati anche feriti con pari dignità. La mia vita - ne sono certo - vale almeno quanto quella di qualsiasi ragazzo che è deceduto nella strage. Mentre la vita di chi è morto dormendo o facendo colazione o scrivendo mail al computer non vale nessun eroismo», ha scritto polemicamente Saccottelli in un post sul blog.
NESSUNA NOSTALGIA DELL'ITALIA. E a Lettera43.it ha sfogato la sua rabbia: «Ho rischiato la mia vita, lì, con i miei amici di guardia Andrea, Daniele e Ivan. E loro sono morti. Ma anche io ho perso la mia vita, tutto. Sono andato negli Stati Uniti per imparare l’inglese e non voglio tornare in patria mai più. Certo, non vivrei qui, ma qualsiasi posto è meglio dell'Italia e degli italiani. Non sapere che cosa succede nel mio Paese mi fa stare bene: mi rattristo solo quando sento di altri ragazzi morti, preferirei non saperlo».

Mercoledì, 07 Settembre 2011