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29/08/2011 09:44:31

"Caro estorsore, sono passati vent'anni da quando hai assassinato Libero Grassi"

Il 10 gennaio del 1991 acquistò una pagina del Giornale di Sicilia per denunciare i tentativi di costringerlo a pagare il pizzo con la minaccia di far saltare la Sigma, la sua fabbrica tessile. "Caro estorsore, non ti pagò", iniziava così la lettera di Libero Grassi, si rivelò la sua condanna a morte: dopo pochi mesi, il 29 agosto di vent'anni fa, cinque pistolettate piegarono la sua schiena. “Nel 2004, tredici anni dopo la morte di Libero - ricorda oggi su Repubblica Pina Masiano, la moglie di Grassi - vedo sulle strade di Palermo degli adesivi con su scritto 'Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità'. Scritta nera su fondo bianco, nessuna firma, nessun logo. Mi chiama una giornalista e mi chiede cosa pensassi di quella frase, e ovviamente se ne conoscessi gli autori. Rispondo che non li conosco, ma che, se fossero stati dei giovani, li avrei adottati come nipoti miei e di Libero. Il giorno dopo citofonano al mio studio dei ragazzi e si presentano come miei nipoti'. A quel punto è nata l'associazione 'Addiopizzo', che poco più tardi ha lanciato l'iniziativa del consumo critico antimafioso, ovvero un bollino per ogni negozio antiracket certificato".

I ragazzi di Addiopizzo oggi hanno ricordato Libero Grassi alla sua maniera, scrivendo una lettera al Caro estorsore:

"Caro estorsore, Sono passati vent' anni da quando hai assassinato Libero Grassi, l' uomo che per primo decise, proprio come diceva il suo nome, di vivere libero e senza catene. Ricorderai certo quando con decisione, dalle pagine del Giornale di Sicilia e del Corriere della Sera , ti rispose che non avresti mai avuto alcun contributo dalla sua attività commerciale, frutto di lavoro e fatica. Proprio come fece lui, noi ragazzi del comitato «Addiopizzo junior», oggi abbiamo deciso di scriverti questa lettera, dimostrandoti l' impegno della nostra lotta per la legalità e la voglia di vivere un futuro migliore senza che nessuno si permetta di dirci cosa dovremmo fare o, se commercianti, chi dovremmo illegalmente pagare. Non farti grande, non sentirti importante, il coraggio di parlarti come vedi non ci manca. E' vero, qualche volta sembri avere vinto ma con la tua violenza, pur facendoci del male, ci hai comunque resi più forti, decisi e sicuri. Sappi che ormai siamo in molti a combatterti e, male per te, ci sono anche i bambini, perché oggi si deve «sapere» fin da piccoli e i piccoli capiscono meglio dei grandi... se hai dei figli, e li avrai, te ne sarai reso conto. Inoltre i bambini hanno alle spalle le famiglie e le coinvolgono. Insomma caro estorsore, hai fatto male i tuoi calcoli perché Libero si è moltiplicato non sai quanto e le sue parole adesso le pronunciamo noi anzi le gridiamo, ma con i fatti! Ripensaci che è meglio, magari guardando negli occhi i tuoi figli e pensando al loro bene. Non farli crescere come te, non lo meritano. Stretti attorno alla nostra carissima nonna Pina, che non ha mai smesso di portare avanti il messaggio del suo amato Libero, ti salutiamo da «LIBERI» oggi e sempre. Addiopizzo Junior (e le sue mascotte con famiglie, parenti, amici e tanti, tanti altri)".

Stamattina la figlia Alice Grassi ha legato un mazzo di fiori rosa accanto al manifesto sul muro dove è stato ucciso suo padre, e poi, accanto alla madre e al fratello Davide, ha assistito alla cerimonia istituzionale cui hanno partecipato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, il presidente onorario della federazione antitracket Tano Grasso, il sindaco di Palermo Diego Cammarata, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, l'assessore regionale Giosuè Marino e il senatore Pd Giusseppe Lumia. “Il modo migliore per rendere viva la memoria del sacrificio di Libero Grassi e del suo insegnamento -dichiara Lumia - è affermare la legalità, facendo ognuno la propria parte di cittadino libero. È questa la preziosa eredità che ci ha lasciato Grassi. In un periodo storico dominato dalla reticenza, dalle collusioni e dalla connivenza mafiosa Grassi ha avuto il coraggio di scuotere le coscienze di tutti e soprattutto degli imprenditori. Gran parte di essi fece finta di non vedere e non sentire, condannando Grassi alla solitudine e ad una morte sicura”.

"Imprenditore onesto e coraggioso - scrive il Presidente della Repubblica Napolitano - che si era pubblicamente ribellato alla mafia e al suo sistema estorsivo, fu ucciso in un agguato tragico e feroce. Era tornato in Sicilia per dare lavoro e prospettive di crescita agli uomini della sua terra e spronarli a reagire a inquinanti forme di taglieggiamento e ad ogni intimidazione". Il Presidente del Senato, Renato Schifani, in un telegramma inviato alla famiglia Grassi scrive "Oggi possiamo affermare che la sua morte abbia rappresentato uno spartiacque: il racket delle estorsioni ha iniziato a non essere più percepito come destino ineluttabile di chiunque avesse un'attività economica in terra siciliana ma come un fenomeno criminale e patologico che è possibile e doveroso estirpare".