Deluse infatti le aspettative di chi sperava nella ripresa dopo la crisi del 2009. Il valore della produzione dell’agricoltura, silvicoltura e pesca valutato ai prezzi di base si è attestato nel 2010 su 4,2 miliardi di euro correnti, manifestando una flessione dello 0,3% rispetto all’anno precedente per effetto della riduzione delle quantità prodotte (-1,3%) e di un aumento pressoché analogo dei prezzi di base (0,9%). Stesso andamento si registra per i consumi intermedi, -3,5% delle quantità impiegate e +3,2% dei prezzi relativi, che hanno fissato il valore complessivo su 1,5 miliardi di euro correnti (-0,2% rispetto al 2009). Alla luce dell’andamento di queste variabili il valore aggiunto del settore è stato pari a 2,7 miliardi di euro, 0,4 punti in meno in termini nominali rispetto all’anno precedente per effetto della crescita zero registrata in termini reali e della contrazione dei prezzi di base (-0,3%). Le condizioni climatiche e il perdurare degli effetti della crisi economica hanno inciso ancora negativamente sui risultati produttivi dell’annata agraria 2010. In termini reali il valore della produzione del settore è calato dell’1,3% su base annua, che scende a -1,7% se si considerano le sole coltivazioni agricole, riflettendo gli andamenti negativi realizzati nelle coltivazioni erbacee (-3,6%), con la sola eccezione del frumento, e nelle legnose (-1,7%) a fronte di una ripresa delle foraggere (3,5%). La contrastata dinamica dei prezzi delle merci agricole e dei consumi intermedi ha inoltre influito negativamente sui redditi dei produttori agricoli. Da un lato le imprese hanno subito, infatti, una crescita nei prezzi di questi ultimi (2,1%), legata alle quotazioni energetiche e alle vicende economiche globali, dall’altro una dinamica negativa dei prezzi alla produzione (-0,3%) ha reso meno sostenibile la dinamica dei costi, anche per la ridotta capacità contrattuale degli agricoltori a fronte di un mercato sempre più condizionato dalla grande distribuzione organizzata.
Ecco l'estratto della relazione per quanto riguarda il settore vitivinicolo:
Il settore vitivinicolo, nel 2010 registra un’annata non brillante in termini di quantità e superficie utilizzata. I dati ISTAT sulla vendemmia in Sicilia evidenziano un raccolto di uva da vino pari a 7,5 milioni di quintali che posiziona la regione al terzo posto, dopo Veneto e Puglia, nella graduatoria nazionale per produzione, ma che subisce rispetto al 2009 una flessione del 6,0% che si accompagna a quella della superficie in produzione (-14,2%). A livello provinciale i raccolti maggiori si confermano a Trapani, che da sola rappresenta la metà di tutto il raccolto dell’Isola, Palermo e Agrigento.
In termini di utilizzo, la quasi totalità delle uve è stata destinata a vinificazione e mosti, mentre solo lo 0,5% è stato utilizzato per consumo diretto. In particolare la produzione complessiva di vino e mosto è stata di 5,7 milioni di ettolitri di oltre 8 punti percentuali meno rispetto all’annata agraria precedente. Il risultato è particolarmente negativo se si raffronta con la crescita a livello nazionale (+2,1%) determinata soprattutto dall’espansione nelle produzioni delle regioni con i volumi maggiori, quali Puglia (+21,1%), Veneto (+2,2%), Piemonte (+5,2%) e Abruzzo (+14,2%). La parte prevalente di produzione, circa 3,0 milioni di ettolitri, ha riguardato il vino bianco, per il quale la Sicilia si colloca al secondo posto della produzione in Italia dopo il Veneto, in flessione del 3,1% rispetto al 2009. In crescita la produzione di vino rosso e rosato con 1,9 milioni di ettolitri (+3,3%), mentre per il mosto, per il quale la Sicilia risulta la maggior produttrice in Italia con una quota di oltre il 37% di tutta la produzione nazionale, si registra un brusco calo (-37,5%).