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05/08/2011 15:45:45

Il concerto di Vinicio Capossela a Segesta

 i flash di parecchi fotoamatori che non hanno resistito a giocare con la bellezza di un momento indimenticabile, il tetto di stelle e la città alle spalle della pancia della balena che Vinicio ha voluto

ricostruire sul palco, accanto ad un pezzo di barca spazzata. La gioia di questo concerto è stata cosa pura ed immediata, è arrivata perfetta ed ha riempito ogni pensiero. Mi chiedevo se la gente provasse le mie stesse emozioni, ma lo sapevo, eravamo tutti perduti nella bocca di Vinicio Capossela. Parecchie canzoni sono state tratte dal suo nuovo CD, “Marinai, Profeti e Balene” e lui, col solito cappello da capitano in testa, con la maschera d’Achille o col mantello del centauro interpretava se stesso attraverso il tempo, sarcastico e pungente, fluido, irruento, estasiato. Il cantautore irpino ha infuocato uno spettacolo curato nei minimi dettagli, a partire dai travestimenti, fino ai cambi d’abito e al trucco delle Sorelle Marinetti che lo hanno accompagnato in diversi brani. Abbiamo sostenuto con i nostri bei soldoni un Vinicio poco ubriaco finalmente, partecipe della sua gente e della meraviglia che è Segesta. Abbiamo chiesto un bis a suon di rum ed è rientrato due volte, credendo che lo spettacolo fosse finito al primo bis molta gente ha cominciato a fluire via sulle note del Ballo di San Vito, ma è voluto tornare a guardarci negli occhi una seconda volta, bevendo birra, cabarettista: “ma la misura 33 (cl.) è buona solo per un lp!”. Ha cantato come la nostra vita può smetter d’esser vita per il tempo di un concerto, come possiamo smettere di nuotare e lasciarci galleggiare per una notte intera nell’oceano del suo alcool. L’ultimo suo canto è stato la poesia delle sirene, ultima traccia del suo ultimo CD, l’interpretazione più bella e intossicante. Sono stata “camminante” verso un porto di emozioni che non dimenticherò, sono migrata, ma se non avessi avuto i famelici 46 euro del biglietto sarei rimasta sterile di una notte che mi ha cambiata davvero, sembra vogliano mostrarci dalla vetrina una cultura inaccessibile, un’Italia geniale per chi può pagarsi un cervello. Vinicio Capossela mi ha saziata con le pietre di un teatro armonioso da sempre, con i cori e le parole e gli inevitabili battimani ci ha ormeggiati tutti dentro la pancia della sua balena.

Martina Licari