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20/07/2011 04:08:39

Processo ai fratelli Sfraga e ai casalesi. L'antiracket di Marsala è parte civile

Davanti al gup sono comparsi 41 indagati, in generale le accuse sono quelle di concorrenza illecita aggravata dal metodo mafioso. Gli Sfraga garantivano il monopolio del trasporto verso Fondi e altri mercati meridionali del prodotto a ditte del clan casertano e in particolare alla società «La Paganese»; i Casalesi offrivano in cambio alla mafia sbocchi sui mercati laziali e campani per le aziende di fiducia di Cosa nostra. Antonio e Massimo Sfraga, di 43 e 37 anni, furono arrestati lo scorso 10 maggio.

Tra l'altro, qualche giorno fa, in occasione dell'arresto di Gaetano Riina, fratello di Totò, residente a Mazara del Vallo, gli inquirenti hanno avuto modo di accertare come l'anziano avesse messo i due fratelli Sfraga sotto la sua ala protettiva, consigliandoli quando avevano bisogno, e addirittura rappresentandoli nell'incontro con i clan dell' ndrangheta. 

Gli Sfraga agivano senza concorrenti e  con i prezzi che nessuno poteva discutere. C'è un'intercettazione nella quale l'imprenditore marsalese Massimo Sfraga dice al telefono nel giugno 2008: «Chi si mette contro di noi trova qualche problema. A Marsala diciamo noi i meloni a quanto devono andare. O a mille lire o a cento. Li possiamo vendere a qualsiasi prezzo. A Marsala se ci sono mille filari di meloni 800 sono nostri. Vedete che in due giorni arrivano alle stelle. Ci metto due minuti vado in campagna, prendo i miei camion, porto i meloni e non lavorate nessuno per otto giorni, vi faccio perdere tutti i soldi».

Ma non solo. Le indagini sul loro conto avrebbero portato alla luce rapporti anche con esponenti politici del marsalese e del trapanese. Campagne elettorali nelle quali non sarebbero stati con le mani in mano. Il risvolto dei collegamenti con la politica potrebbe essere dirompente perchè toccherebbe esponenti tutt'ora in vista della politica locale. È il fronte che confermerebbe come i rapporti tra mafia e politica non sono mai andati in archivio in provincia di Trapani, e che Cosa nostra trapanese controlla pacchetti di voti, pronti da consegnare «a domicilio» del candidato prescelto.