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24/06/2011 04:34:36

Torna a popolarsi la tendopoli di Kinisia, diventata centro di identificazione

La tendopoli rimane pressocchè inacessibile, anzi, la rete di protezione è stata rafforzata per evitare le continue fughe che si sono verificate nei primi giorni. All'inizio la tendopoli è stata la meta finale di un ponte navale che iniziava a Lampedusa, poi, finita temporaneamente l'emergenza a Lampedusa, anche la tendopoli si è via via svuotata, ma non è stata smantellata - come invece aveva richiesto la popolazione e promesso molti politici locali. Ad essere ospitati furono 700 tunisini. Di questi tre furono arrestati per precedenti penali e condanne da scontare, gli altri furono tutti lasciati andare, con un permesso di soggiorno speciale rilasciato dal governo in virtù dell'emergenza umanitaria nel Nord Africa.

Ecco che di nuovo si riempie, dunque, e torna ad ospitare persone nelle tende allestite tra cumuli di amianto tra le piste abbandonate di uno dei luoghi più misteriosi della Provincia di Trapani, l'aeroporto militare di Kinisia, sul quale indagò anche, poco prima di essere assassinato, il giornalista Mauro Rostagno. L'aeroporto militare è chiuso ufficialmente dal 1954, ma c'è chi giura che in realtà è stato utilizzato per servizi paramilitari e per il traffico di armi verso la Somalia.

Oggi Kinisia torna a popolarsi nel suo nuovo ruolo di centro di accoglienza ed identificazione. Sono circa 30 i primi clandestini ospitati solo nello scorso fine settimana. Sono tutti tunisini che hanno chiesto asilo politico. Staranno a Kinisia in attesa che la loro pratica venga esaminata.

Il Governo pur avendo a Trapani una nuovissima struttura di accoglienza (in contrada Milo), mai entrata in funzione, costata 6 milioni di euro, ha preferito riaprire la «tendopoli», facendola diventare centro di accoglienza a tutti gli effetti sino alla fine dell'anno.
 

LA PROTESTA DI MEDICI SENZA FRONTIERE. Medici SenzaFrontiere (MSF) disapprova la decisione del governo italiano di prolungarea 18 mesi la durata massima della permanenza nei CIE dei migranti irregolari.MSF è preoccupata delle conseguenze di tale misura sulla salute fisica e mentale dei migranti e chiede la chiusura dei due centri dove ha riscontrato condizioni di detenzione intollerabili.

Il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato,in data 16 giugno, un decreto legge che prevede, tra le altre misure, il prolungamento della durata massima di permanenza dei migranti irregolari nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) fino a 18 mesi.

Nel corso delle scorse settimane, le équipe di MSF hanno avuto modo di visitare alcuni centri di accoglienzain Sicilia. “Nei centri di Kinisia e Palazzo San Gervasio, le condizionidi vita sono inaccettabili”, spiega Rolando Magnano, capo missionein Italia. “Le persone dormono dentro delle tende e i servizi medicisono largamente insufficienti. A Kinisia manca l’elettricità, le condizioniigieniche sono pessime e l’accesso all’acqua saltuario”.

Nei centri dove i servizi di base son oaccessibili, il solo fatto di essere in stato di fermo prolungato per essere entrati irregolarmente nel territorio italiano, ha forti ripercussioni sulla salute mentale delle persone. “Sono passate attraverso esperienze molto difficili e vivono attualmente nell’incertezza più totale sul loro avvenire, a causa di procedure di identificazione troppo lunghe e lente”,dichiara Freya Raddi, coordinatrice delle operazioni. “Per queste ragioni è assolutamente irresponsabile prolungare la durata massima di permanenzaa 18 mesi”.

In due precedenti rapporti pubblicati nel2004 e nel 2010, MSF aveva già denunciato le conseguenze disastrose sullasalute fisica e mentale delle condizioni di detenzione nei CIE in Italiae aveva chiesto la chiusura degli stessi.

“Ancora una volta, constatiamo chele conseguenze sulle persone della politica migratoria italiana non vengonoconsiderate”, prosegue Freya Raddi. “Invece di concentrare i proprisforzi ad inasprire le misure di detenzione, espulsione e controllo alle frontiere, le autorità italiane dovrebbero avere come priorità le condizioni di accoglienza dei migranti”.



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