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21/06/2011 06:21:51

Operazione "Scacco Matto": sequestrati beni all'imprenditore di Partanna Francesco Fontana

Le proprietà sono riconducibili a Gino Guzzo, 52 anni, di Montevago, e Francesco Fontana, 74 anni, di Partanna, arrestati nell’operazione chiamata “Scacco Matto”, condotta nelle province di Trapani e Agrigento. I due sono stati condannati in primo grado, rispettivamente, a 21 anni e a 12 anni di reclusione, per associazione per delinquere di stampo mafioso. I provvedimenti di sequestro dei beni sono stati emessi dal Tribunale di Agrigento, su proposta della Dda di Palermo. Sigilli apposti anche ad un edificio e a terreni, conti correnti bancari e libretti di deposito.

Questa la nota della D.I.A.  

La  Direzione Investigativa Antimafia, nell’ambito delle attività istituzionali tese all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali, ha sequestrato beni immobili e società, riconducibili a FONTANA Francesco, 74enne, noto imprenditore di Partanna (TP), già tratto in arresto nell’ambito della vasta operazione antimafia coordinata dalla D.D.A. di Palermo, denominata “SCACCO MATTO”, che ha decapitato l’organizzazione criminale operante nella valle del Belice a ridosso delle provincie di Trapani e Agrigento.
Il FONTANA, lo scorso febbraio, è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Sciacca (AG), nell’ambito del processo scaturito dalla predetta operazione, alla pena di anni 12 e mesi 6 di reclusione, perché ritenuto colpevole dei reati di concorso esterno nell’ associazione di tipo mafioso denominata cosa nostra e di tentativo di estorsione aggravata.
Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Agrigento, Sez. Mis. di Prev., su proposta della D.D.A. di Palermo, che ha condiviso le risultanze investigative della Sezione Operativa della D.I.A. di Trapani che hanno consentito di accertare una manifesta sproporzione tra gli esigui redditi dichiarati dal FONTANA ed i beni a lui riconducibili.

Al fine di delineare la personalità del FONTANA Francesco, si riporta la considerazione che dello stesso fa il GIP di Palermo, nell’O.C.C.C. del 3 luglio 2008, definendolo “….. un elemento di notevole capacità delinquenziale, stabilmente inserito unitamente ad altri soggetti all’interno dell’organizzazione criminale di stampo mafioso denominata cosa nostra …..”
In particolare il FONTANA Francesco “….è risultato far parte dell’associazione mafiosa operante nel mandamento del Belice, gestendo attività economiche e lavori in subappalto ed attività imprenditoriale per conto e nell’interesse degli esponenti di vertice dell’associazione mafiosa assicurandosi il controllo monopolistico del mercato del calcestruzzo e delle attività di movimento terra, ed imponendo, attraverso il metodo mafioso, tale controllo sugli altri operatori economici…”
Infine, “….avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l'attività dell'associazione, mediante minaccia di un male ingiusto rivolta da FONTANA Francesco al capo cantiere e palesando la necessità di conformarsi alle regole imposte dall'associazione mafiosa Cosa Nostra, costringeva …. il titolare della impresa …… che stava realizzando, in Montevago, le opere di urbanizzazione primaria del piano di ricostruzione ex area baraccopoli (Progetto II° stralcio esecutivo), a versare una somma pari al 3% dell'importo totale dei lavori, procurandosi così un ingiusto profitto….”.
Con il provvedimento odierno è stato disposto, nei confronti del FONTANA, il sequestro di un vasto fabbricato per civile abitazione su più piani fuori terra ed un modernissimo oleificio intestato a terze persone, di recente realizzazione, entrambi siti in Partanna (TP), per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro.