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14/06/2011 07:16:47

Inchiesta Iblis: stralciata la posizione di Lombardo

INDAGINE «AVOCATA» - Si apre ora un nuovo capitolo in questa vicenda. I quattro sostituti procuratori che si occupavano del caso avevano chiesto un rinvio a giudizio per 56 persone, tra cui Raffaele e Angelo Lombardo. Il fascicolo è finito, invece, nelle mani del procuratore capo Michelangelo Patanè e dell'aggiunto Carmelo Zuccaro, che da questo momento coordineranno l'inchiesta, avocando la delicata inchiesta.

PESA L'ARCHIAZIONE DI MANNINO - «L’ipotesi di reato di concorso esterno» avanzato nei confronti del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello, il parlamentare nazionale del Mpa Angelo, «non avrebbe retto in sede di giudizio» perché sul concorso esterno all’associazione mafiosa «fa giurisprudenza la sentenza di assoluzione della Cassazione nei confronti di Calogero Mannino», si sottolinea in ambienti della Procura della Repubblica di Catania. Spiegando che la decisione di stralciare la posizione dei due indagati dall’inchiesta Iblis «è ovviamente figlia di una valutazione esclusivamente e meramente giuridica».

53 RICHIESTE - «Stralciati» Lombardo e il fratello e Ferdinando Bonanno, il vertice della Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio di 53 dei 56 indagati del fascicolo Iblis. La richiesta è stata formalizzata all’ufficio del Gip dal procuratore capo facenti funzioni, Michelangelo Patanè, e dal coordinatore del gruppo, l’aggiunto Carmelo Zuccaro, che hanno avocato il fascicolo e coordinano direttamente l’inchiesta. I vertici della Procura non hanno così condiviso la richiesta di rinvio a giudizio di tutti gli indagati presentata dai sostituti Giuseppe Gennaro, Antonino Fanara, Agata Santanocito e Iole Boscarino.

POLITICA E MAFIA - Il blitz Iblis (il nome del Diavolo, in arabo) scattò nella notte tra il 2 e il 3 novembre del 2010. Tra gli indagati per concorso esterno all’associazione mafiosa anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. L’avviso di conclusione indagine da parte della Dda della Procura di Catania è stato emesso il 9 aprile scorso. Secondo l’accusa, Raffaele Lombardo, attraverso altre persone tra le quali suo fratello Angelo, avrebbe «sollecitato Cosa nostra catanese a reperire voti per loro, e per i partiti in cui militavano durante competizioni elettorali ingenerando nella mafia la convinzione che loro fossero a disposizione per assecondare le esigenze della cosca Santapaola nel controllo di appalti, attività economiche, concessioni e servizi pubblici». Nel maggio scorso i quattro sostituti procuratori titolari dell’inchiesta, Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito, Antonino Fanara, e Iole Boscarino, hanno depositato nella segreteria del procuratore capo facenti funzioni, Michelangelo Patanè, la richiesta di rinvio a giudizio di tutti gli indagati. Ma il procuratore Michelangelo Patanè e il coordinatore del gruppo, il procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro hanno deciso di stralciare la posizione dei fratelli Lombardo e di Ferdinando Bonanno e di chiedere il rinvio a giudizio di altri 53 persone. Tra gli indagati ci sono anche il deputato regionale del Pid ed ex sindaco di Palagonia, Fausto Fagone, che si è dimesso nelle scorse settimane dall’incarico; il consigliere della Provincia di Catania dell’Udc, ma prossimo a passare al Pid, Antonino Sangiorgi; l’ex assessore del Comune di Ramacca, Giuseppe Tomasello; il consigliere dello stesso Ente, Francesco Ilardi e il deputato regionale ex Pdl Sicilia e adesso Gruppo misto, Giovanni Cristaudo.