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03/06/2011 04:08:35

Omicidio Milana, verso la sentenza. Imputata è la figlia, Anna Maria Marano

Nelle ultime udienze hanno parlato il Pm Belvisi, che ha replicato al legale dell'imputata. Il Pm Franco Belvisi aveva chiesto la condanna di Marano a 18 anni di reclusione. Pellet invece l'assoluzione dall'accusa di omicidio. Nella sua replica Belvisi ha ribadito la sua richiesta. Oggi l’ultima parola a Bellet.

Maria Milana fu uccisa a Valderice nella sua villetta con un colpo di pistola il 2 Ottobre del 2008. A sparare sarebbe stato - su mandato di Marano, secondo l'accusa - l'ex poliziotto, Gian Vito Galia, poi suicidatosi in carcere. La scoperta del coinvolgimento di Galia fu assolutamente causale: fermato in un posto di blocco, fu trovato in possesso della pistola con la quale era stato esploso il colpo che aveva ucciso Milana. L’uomo si è suicidato quarantotto ore dopo l’arresto in carcere. Secondo gli inquirenti, l’ex poliziotto avrebbe agito su direttiva di Anna Maria Marano.
La vvolta nelle indagini sulla morte di Maria Milana è avvenuta quando sugli indumenti della figlia sono state rinvenute tracce di polvere da sparo, nonostante la giovane avesse sempre dichiarato di non essere presente sulla scena del delitto.
Era stata la stessa giovane a lanciare l’allarme, poco prima delle quindici, il giorno dell'omicidio, chiedendo l’intervento dei carabinieri. Gli uomini della stazione di Valderice trovarono Maria Milana, ex dipendente dell'Agenzia delle Entrate, riversa sul letto, uccisa da due colpi esplosi da una pistola calibro 38.
I colpi l'avevano centrata all'addome e al petto. La donna era vestita e con i goielli ancora addosso.
Milana, al momento dell'uccisione, era vedova da sei mesi. Aveva un'assicurazione sulla vita a favore della figlia maggiore per prendersi cura della sorella minore, autistica.

Per il legale le tracce da polvere da sparo rinvenute sui vestiti della giovane non costituirebbero una prova. “Nulla a che vedere col delitto, ci possono essere state circostanze che hanno determinato questa contaminazione”. Per la difesa non ci sarebbe neanche un movente. “L’imputata – ha sostenuto il legale – dalla morte della madre non ha ottenuto nulla se non ulteriori incombenze, non c’era nessuna eredità da accaparrarsi”.