I giudici della Commissione tributaria di Reggio Emilia con la sentenza del mese di novembre del 2010 avevano dato torto alla banca emiliana, in quanto avevano ritenuto elusivi i risparmi d’imposta, i cosiddetti “tax products”, ottenuti mediante complesse operazioni finanziarie per chiudere la partita con il fisco su titoli britannici e brasiliani. L’accordo è stato comunicato direttamente dalla banca che ribadisce “nonostante vi sia il convincimento della correttezza del proprio operato, ha comunque ritenuto opportuno perseguire l’ipotesi di una definizione transattiva delle controversie”. Il caso del Credem non è l’unico, anche altre banche sono state coinvolte in quello che in termini giuridici viene chiamato “abuso di diritto”, per l’utilizzo distorto dei crediti per imposte pagate all’estero. Tra gli altri la Banca Popolare di Milano che ha pagato 200 milioni di euro, e la Carige ( anch’essa presente in città ) quasi 10 milioni.