Il numero delle imprese è tornato a crescere ed anche il Pil si è attestato a livelli positivi, facendo registrare un più 2,2 per cento nel 2010. Diversi i settori che fanno da traino al sistema produttivo locale, ad iniziare dal turismo e dall’agroalimentare, comparto quest’ultimo che assorbe il 40 per cento dell’export trapanese, cresciuto complessivamente del 30 per cento. Ma accanto ai dati positivi emersi nell’ambito della nona Giornata dell’Economia, tenuta nel salone conferenze della Camera di Commercio di Trapani, vengono fuori anche tutti i fattori di criticità. Gli indicatori riguardanti aziende e famiglie restano ben distanti dai livelli del resto del paese.
Nel Trapanese è comunque tornata la voglia di fare impresa. Nel 2010 si sono registrate 2898 nuove iscrizioni, con un saldo positivo rispetto alle cancellazioni di 129 imprese. Dopo tre anni di trend negativo (-852 nel 2009, -926 nel 2008, -484 nel 2007), si è passati dal meno 1,68 per cento al più 0,26 per cento, incremento che comunque resta ben al di sotto della media nazionale ed italiana.
Continua l’andamento negativo dell’agricoltura, mentre la pesca, l’industria, le costruzioni ed il commercio hanno sostanzialmente tenuto. Il commercio, dopo tre anni “neri”, con la fuoriuscita di 500 imprese dal mercato, ha addirittura fatto segnare un lieve incremento dello 0,6 per cento. Ma è nel turismo il vero boom, con un più 9 per cento nel comparto degli alberghi e ristoranti. Valori più che positivi anche nelle esportazioni, nel 2010 cresciute del 30 per cento rispetto al 2009. Tra i vari comparti il “picco” è in quello marmifero, nella vendita all’estero di prodotto grezzo, con un più 60 per cento diviso in soli due soli paesi: India ed Egitto. Complessivamente il settore lapideo è cresciuto del 4 per cento, anche se sono crollati gli acquisti da parte dell’Arabia Saudita, maggiore acquirente del marmo trapanese. Di contro è aumentato l’interesse da parte del Marocco, diventato ormai, con 8 milioni di euro, il secondo mercato di sbocco del marmo lavorato in provincia. Trend positivo anche per il comparto oleario, che ha registrato un incremento del 30 per cento. Va bene anche il settore della frutta e degli ortaggi, che ha conquistato nuovi sbocchi in Turchia ed a Taiwan. Ha recuperato terreno anche il pesce lavorato e conservato grazie al ritorno degli acquirenti spagnoli ed al rafforzamento degli acquisti dalla Grecia. Ma accanto ai segnali positivi emergono anche le debolezze del tessuto imprenditoriale trapanese, quasi interamente composto da una miriade di piccole e medie imprese, con una bassissima percentuale di aziende con più di 50 addetti, la metà di quella siciliana e meno di un terzo del dato medio nazionale. I rendimenti delle aziende trapanesi sono poi nettamente al di sotto della media siciliana e nazionale.
La difficoltà nell’accesso al credito resta poi uno dei problemi principali. Il trend di crescita dei finanziamenti alle imprese stenta a ripartire (appena il 3 per cento lo scorso anno dopo la stasi del 2009). Un altro indicatore che testimonia le difficoltà delle aziende è il considerevole aumento delle sofferenze bancarie, arrivate all’8,4 per cento, ben al di sopra della media regionale (6 per cento) che nazionale (4,2 per cento).
Le distanze con il resto d’Italia emergono drasticamente andando a spulciare la graduatoria del Pil pro capite, che nel 2010 per ogni trapanese è stato di 16.400 euro, circa 800 euro in meno rispetto al dato regionale, il 64 per cento della ricchezza prodotta da un italiano medio e quasi il 54 per cento di quella di un abitante del Nord-Ovest del paese. Secondo l’istituto Tagliacarne, il Pil pro capite trapanese si attesa al 96° posto nella graduatoria nazionale, superando a livello regionale solo Enna ed Agrigento.
Va ancora peggio in materia di lavoro. In provincia di Trapani si è registrato un aumento del tasso di disoccupazione, che nel 2010 si è attestato al 13 per cento, il più alto registrato negli ultimi anni (11 per cento 2009; 10,7 per cento 2008, 11 per cento 2007; 10,4 per cento 2006). In provincia di Trapani gli occupati sono in tutto 123 mila. Si praticamente passati dal 43,2 del 2009 al 42,6 per cento del 2010. Praticamente più della metà della popolazione della provincia di Trapani non partecipa al mondo del lavoro. Il settore che ha perso più posti è quello delle costruzioni. Altro dato significativo è quello della cassa integrazione, aumentata del 47 per cento per cento. Ed il 2011 non promette nulla di buono, con il primo trimestre che ha fatto segnare valori piuttosto negativi.
Peggiora anche la situazione patrimoniale delle famiglie trapanesi, dove il valore medio, pari a 234 mila euro, è diminuito del 2,4 per cento, molto più di quanto avvenuto a livello regionale, appena il 62 per cento del patrimonio di una famiglia media italiana. Il ridimensionamento del patrimonio familiare in provincia di Trapani appare condizionato dal decremento delle attività finanziarie, i particolare di depositi e riserve, diminuite, rispettivamente, del 15 e del 25 per cento, risparmi a cui i cittadini hanno fatto probabilmente ricorso per recuperare la perdita di liquidità. Un fenomeno confermato dai dati della Banca d’Italia dove emerge, oltre un calo dei depositi, una tendenza ad una minore capacità di risparmio da parte dei cittadini trapanese.
“Il nostro tessuto imprenditoriale – ha commentato il presidente della Camera di Commercio di Trapani Giuseppe Pace - è ancora debole, frammentato e sottopatrimonializzato. Come nel resto della Sicilia, anche in questa provincia il sistema produttivo è fatto per lo più di micro, piccole e medie imprese molte di queste a conduzione familiare. C’è molto da fare per irrobustire la spina dorsale della nostra economia. Ma sono un’ottimista per natura. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e quando non lo è, faccio di tutto per riempirlo. Trapani ha tutte le carte in regole per sfondare. Gli ultimi anni ne sono testimoni”
La Camera di Commercio ha deciso di puntare su una strategia di marketing per orientare l’evoluzione dell’offerta economica per attrarre imprese, turisti e investimenti. E già esiste uno studio in tal senso, redatto professore Matteo Caroli, vicepreside della facoltà di economia dell’università Luiss Guido Carli, che ha studiato il caso Trapani proponendo soluzioni e indicando la strada da seguire per rilanciare l’economia. “Vogliamo che questa terra – ha rimarcato il presidente Pace - diventi appetibile a nuovi investitori, che sia terreno fertile per le imprese che vogliono insediarsi. Una terra di arrivo e non solo. La sfida e la conquista più grande saranno quelle di tenere qui le generazioni future e le nostre imprese che, però, dovranno sempre tenere un occhio proteso verso l’estero per non lasciarsi scappare le opportunità offerte dall’internazionalizzazione”.